19 Febbraio 2019 - 16:03

Bari: Salvini, il corteo e gli anni di piombo al contrario

Salvini TAV

In occasione della visita di Matteo Salvini a Bari, sono scattate misure speciali per la sicurezza. Ma la minaccia a cui far fronte, di preciso, qual è?

A Bari è il giorno di Matteo Salvini. Lui, che è la vera e propria “star” conclamata del Governo, la punta di diamante dal punto di vista globale, colui di cui parlano tutti in ogni ora e in ogni dove. Per l’occasione, il leader leghista arriva alle 17 in città per il sostegno a Fabio Romito nella campagna delle primarie del centrodestra che si terranno domenica 24.

Naturalmente, sono scattate le misure speciali per la sicurezza e una serie di limitazioni per il transito degli autobus. Il primo appuntamento è la visita a una villa confiscata alla criminalità organizzata in via Gentile al civico 87/A. Dopo di ciò, Salvini si è diretto in prefettura per un incontro istituzionale.

Da lì poi si sposterà in via Alberto Sordi, alle spalle del teatro Petruzzelli, per un incontro con la stampa. Poi, prima del comizio di sostegno alla candidatura di Romito per le primarie di Domenica 24 Febbraio, nella corsa a palazzo di Città contro il sindaco uscente Antonio Decaro. In serata, poi, ci sarà la cena all’Hotel Palace con 300 sostenitori e imprenditori che si sono accreditati.

In concomitanza della “kermesse”, naturalmente, sono previste una serie di limitazioni al traffico. Via Alberto Sordi è chiusa dalle 8 fino alla fine della giornata, mentre su via XXIV Maggio non si potrà transitare dalle 17 in poi, così come su via Quarnaro, via Cognetti e via Fiume.

Tutto ciò, almeno ufficialmente, per tutelare la sicurezza e per prevedere incidenti possibili. Infatti, la rete organizzata dei comitati e delle associazioni cittadine baresi unite in Mai con Salvini, compresi gli antifascisti, si dà appuntamento alle 17.30 in piazza Umberto, nel pieno centro di Bari.

A questo punto, queste misure speciali assumono il significato di una vera e propria repressione.

Dov’è il pericolo?

Gli ambienti che concernono la politica (e soprattutto Salvini) assumono significati davvero sempre più grotteschi. Qui, però, si raggiunge davvero il culmine, e si torna indietro di quarant’anni. Agli anni di piombo, dove anche le manifestazioni pacifiche contrarie agli ideali dei partiti di Governo venivano represse con il sangue.

Ma qui, precisamente di questi tempi, il pericolo dov’è? Nella libertà di manifestazione del pensiero, sia questo anche composto da un dissenso? Eppure, la Costituzione tutela chiaramente queste manifestazioni tramite il suo articolo 21 e i suoi articoli 17 e 18. Le manifestazioni, purché siano pacifiche, dovrebbero essere anzi tutelate per la propria persona, per il proprio contesto sociale.

Altra cosa singolare è che un episodio simile è già accaduto. Ma la repressione non è stata attuata dal Governo (almeno non direttamente). Infatti, lo scorso 13 Settembre, in occasione di un’altra manifestazione “salviniana” a Bari, il corteo contrario dei manifestanti fu attaccato da 30 sostenitori di Casapound. Probabilmente, il partito di matrice neo-fascista (e già questo concorre alla sua “ottima” reputazione), affiliato palesemente con la Lega, è quello a cui compete il “lavoro sporco“, ovvero quello di sporcarsi le mani e reprimere qualsiasi tentativo di rivolta. Naturalmente, la cosa è circoscritta solamente nei confronti della Lega.

A questo punto, il vero pericolo per la democrazia qual è? Quello causato da una manifestazione pacifica (che ha tutto il diritto di essere fatta) o quello causato da chi reprime nel sangue queste manifestazioni? Pensateci bene.

Pensateci in fretta, soprattutto. Perché il rischio di nuovi “anni di piombo” è davvero dietro l’angolo. E l’Italia ne pagherà nuovamente le conseguenze.