da pixabay
Bandiere, striscioni e la folla che grida a ripetizione “Vattene”: tre immagini iconiche per raccontare la Marcia per la Libertà che ieri ha portato a Minsk 100mila persone, accorse per contestare la rielezione di Lukashenko, avvenuta ormai una settimana fa con l’80% dei consensi e al potere in Bielorussia ormai da 26 anni.
Per rispondere a quelle che non ha esitato a definire interferenze esterne che minacciano l’unità nazionale il presidente, che ha “costretto” all’auto-esilio in Lituania la sua avversaria Svetlana Tikhanovskaya, ha organizzato una contromanifestazione in cui ha chiesto ai propri sostenitori di difendere l’indipendenza nazionale, annunciando di aver ricevuto la conferma da Putin che, qualora ce ne fosse bisogno, il Cremlino sarà pronto ad appoggiarlo con l’ausilio dell’esercito.
In effetti, tra Alexander Lukashenko e Vladimir Putin ci sono state negli ultimi giorni almeno due telefonate, in cui il presidente russo ha garantito il proprio sostegno all’omologo bielorusso in virtù del comune patto militare che lega la Russia ai Paesi dell’ex Unione Sovietica.
Al settimo giorno di manifestazioni, tra arresti, morti, violenze e soprusi, anche il Papa fa sentire la propria voce e ieri all’Angelus si esponeva per un appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto.
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