1 Maggio 2019 - 06:00

Bosch 5: la ricerca della verità e l’elaborazione del lutto

Bosch Amazon Prime Video

Nel nuovo atto di Bosch, il detective più famoso di Prime Video farà i conti con la sua nuova realtà. Tra spettri che tornano e indagini sotto copertura

Non c’è mai pace per i buoni. Soprattutto per coloro che sono pronti costantemente ad oltrepassare ogni limite pur di fare una buona azione e arrestare qualche cattivo. Soprattutto per coloro che hanno un rapporto davvero controverso con la propria vita e con il proprio destino, beffardo come al solito, che si burla costantemente di loro stessi. Tutto questo è Harry Bosch, detective protagonista dell’omonima serie Amazon arrivata alla sua quinta stagione.

Finalmente, il detective creato (e sceneggiato) dalla penna del mitico Michael Connelly ritorna sul piccolo schermo di Prime Video, a distanza di un anno. La quarta stagione aveva rimasto tantissimo amaro in bocca al protagonista (così come agli spettatori), in quanto si era consumata una perdita per lui importantissima: quella della sua ex moglie. Come se non bastasse, l’investigatore aveva dovuto fare i conti con il proprio passato, restandoci quasi secco per l’ennesima volta.

Dopo che Bosch ha chiuso i conti con il proprio passato, finalmente si apre una nuova porta per lui. Ma non è una porta semplice, il destino non riserva mai buone notizie al personaggio interpretato magistralmente da Titus Welliver (Breaking Bad). L’inizio della quinta stagione serve più come flashforward per capire come la vicenda è arrivata fino a quel punto. Un punto, come al solito, drammatico e tesissimo.

Ma andiamo con ordine.

Una nuova indagine

Come già anticipato, la quinta stagione di Bosch si apre quindici mesi dopo la morte della sua ex moglie. Già dai primi minuti, ci si può rendere conto di come la situazione stia per precipitare. Harry, infatti, è impegnato in una missione sotto copertura che sembra prendere una svolta drammatica.

A questo punto, Bosch però ritorna all’inizio, raccontando tutta la vicenda e come il detective è arrivato fin lì. La serie compie un salto nel passato, raccontando il brutale omicidio di un farmacista, che porta il protagonista ad intraprendere un’indagine sul mondo dello spaccio e dell’abuso di medicinali.

L’agente, come se non bastasse, è sommerso dalle conseguenze della quarta stagione. Oltre alle accuse di un assassino che ritiene essere stato incastrato dal detective, è alle prese anche con altri due problemi fondamentali: la tutela della sua unica figlia Maddie (Madison Lintz) e il clima sempre più teso all’interno del LAPD, che minaccia di essere chiuso.

Insomma, una situazione nerissima, che ravviva il contenuto della stagione.

Colpi di scena

Se si potesse racchiudere la più bella caratteristica di Bosch, basterebbe citare proprio il titolo del paragrafo. Non capita tutti i giorni, infatti, di trovare una serie crime che appassioni e trascini così tanto il pubblico. Merito dei suoi continui colpi di scena e di una trama costruita alla perfezione, con tutti i pezzi che vengono svelati man mano e che alla fine si incastrano gli uni con gli altri.

La struttura narrativa e le caratteristiche dei personaggi, inoltre, si mantengono inalterati dai romanzi originali. Ciò garantisce uno sfruttamento perfetto del materiale a disposizione e una trasposizione ottima. I personaggi, non solo Bosch, ma anche i secondari, sono perfetti ingranaggi di una macchina che ormai viaggia da sola, che porta con sé un intreccio sempre coinvolgente. Titus Welliver è il “guidatore” perfetto, con carisma, emotività, azione, fisicità e malinconia che contraddistingue il detective anche nei libri.

Il cast è un mix di esperienza navigata sul set e di gioventù spensierata che garantisce quella componente fallace che rende ancora più godibile la visione della serie. Inoltre, l’innesto di Ryan Hurst (l’indimenticabile Opie di Sons Of Anarchy) dona alla quinta stagione un’aura ancora più potente.

La regia, come al solito, è impeccabile, valorizza le interpretazioni dei protagonisti e non rende mai banale la narrazione. La fotografia è davvero grandiosa. Del resto, Los Angeles si presta benissimo sia ad inquadrature paesaggistiche mozzafiato che a squarci di realtà degradata e squallida. Sequenze noir, verrebbe da dire.

Ancora un po’ troppo procedural

Se si può additare una pecca agli showrunner di Bosch, è quella sicuramente di mantenersi ancora un po’ troppo sugli standard ormai datati delle serie thriller di un tempo. Quella mania di essere ancora “procedural” non svanisce, il che contribuisce a normalizzare una serie che avrebbe del potenziale enorme.

D’accordo che la serie di Michael Connelly è comunque parte di una tradizione thriller ben consolidata, ed andarla a rivoluzionare forse non converrebbe molto. Ma garantire una svolta vera e propria (magari auspicabile in termini di narrativa hard-boiled) potrebbe far sfruttare a pieno il potenziale davvero immenso della serie.

Non è certo un difetto grandissimo. Piuttosto, è un auspicio per il futuro del detective Bosch.