16 Marzo 2019 - 20:00

Boy Erased, il peccato di essere omosessuale in America

BOY ERASED

Boy Erased, da pochi giorni al cinema, è un racconto crudo e vero dell’ipocrisia statunitense. Quando la conversione può distruggere l’identità di un essere umano…

Ci sono racconti che lasciano il segno. Storie, pellicole che raccontano ciò che tante persone, troppe, preferiscono nascondere come polvere sotto un tappeto. Ha vari nomi questo atteggiamento. C’è chi lo chiama ipocrisia, chi timore di Dio, chi omofobia.

Boy Erased (Vite Cancellate) è un film diretto da Joel Edgerton, che ha anche un ruolo da attore non protagonista nello stesso adattamento del libro di “Boy Erased: A Memoir”, scritto da Garrard Conley, soggetto principale della pellicola.

Trama

Edgerton porta sul grande schermo uno spaccato statunitense che, purtroppo, molti hanno voluto dimenticare e più volte non documentare. Tutto accade in una piccola cittadina dell’Arkansas, dove Jared – figlio di un pastore battista – deve convivere con i turbamenti relativi alla sua sessualità. Dopo aver assunto il coraggio di fare coming out davanti i suoi genitori, questi (in particolar modo suo padre, interpretato da un positivo Russell Crowe) decidono di iscriverlo presso un programma di terapia di conversione (Love in Action).

“Io e tua madre non vediamo come tu possa vivere sotto questo tetto se in sostanza vai contro Dio.”

Qui, il 18enne, tuttavia capirà che non potrà mai essere qualcuno – colui che i genitori vogliono che sia – che non sarà mai. La permanenza nel centro, pertanto, sarà dura a causa dei metodi, non sempre etici, del capo-terapeuta Victor Sykes (interpretato in modo magistrale da Edgerton).

Garrard Conley, uno di 700mila

La storia di Jared, durante la sua narrazione, vibra con veri momenti di tensione, tanto da farci restare attoniti di fronte ad una realtà quantomai inconcepibile, eppure plausibile. Questo perché si tratta di una storia vera, così vera che più di mezzo milione di statunitensi sanno realmente cosa accadeva (e accade tutt’oggi) in ambigue cliniche spirituali, dove la conversione della persona gay passava (e come è dannatamente brutto parlare ancora al presente) su pratiche fisiche volte a rendere “più mascolino” il “paziente”. Pensare che solo 15, degli Stati federali in USA, hanno dichiarato illegali questi centri, spaventa e preoccupa.

Importante la prova attoriale di Lucas Hedges, che dopo la nomination agli Academy per Manchester By the Sea, si riconferma in questo film quale attore di indubbia qualità e versatilità. L’atteggiamento introverso e a tratti imperturbabile di Jared ci fa capire quanto, in realtà, stia accadendo dentro di lui, reprimendo rabbia, inquietudine, voglia di evadere e il senso di colpa. Proprio i momenti silenziosi, come quelli strozzati in gola o appena sussurrati, sono i punti più forti della regia di Edgerton, rispetto a quelli – a volte – urlati, ma con poco trasporto.

Se il drama assume una struttura classica, la narrazione compie dei repentini passi indietro rendendo complesso – a volte – capire quando quel determinato fatto sia avvenuto.

Oltre quella di Hedges, spicca anche la performance di una brillante e platinata Nicole Kidman che, forse un po’ da stereotipo, assurge a ruolo di portatrice di speranza. Infatti, la madre di Jared, se in un primo momento si lascia convincere (o meglio, costringere) dal marito, ha poi la forza di cambiare idea e di accettare suo figlio. La figura di Nancy ci permette di sapere che, forse, dall’ipocrisia più latente c’è una strada di ritorno percorribile.

“Una madre lo sa quando una cosa è sbagliata!”

Boy Erased non sarà di certo il miglior film che uscirà nelle sale italiane in questo 2019, ma ha tutto per poter essere considerato un buon film, con prove attoriali assolutamente soddisfacenti, una regia pulita – anche se forse con una cinepresa un po’ lontana dal pathos che si richiederebbe a film del genere – e un tema che troppo spesso è bistrattato e affrontato con superficialità ma che, fortunatamente, trova una narrazione intelligente da parte di Edgerton.