Bullismo, sensibilizzazione tramite Facebook
Tredicenne aggredito dai coetanei, il padre posta le foto del viso dopo le percosse su Facebook suscitando l’indignazione delle persone: un modo per contrastare il fenomeno del bullismo
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E’ recente l’ennesima notizia di un atto di bullismo.
Questa volta si tratta di un episodio accaduto in via Cesare Pavese a Mugnano, un Comune alle porte di Napoli. La vittima è un tredicenne che si è ritrovato in pochi minuti circondato da un gruppetto di suoi coetanei. La richiesta, o più che altro la pretesa di un oggetto, di un accendino, si è trasformata in un pestaggio.
Tornato a casa pieno di lividi e tumefazioni il piccolo Fabio decide, con coraggio, di raccontare l’accaduto ai genitori. Questi ultimi si recano dai Carabinieri e sporgono denuncia. Il padre, però, non si ferma e sceglie di postare le foto del figlio dopo le percosse su Facebook, in modo tale da suscitare l’indignazione di quante più persone possibile. Il post ha ricevuto in poche ore circa diecimila condivisioni. Nei commenti solidarietà per il piccolo e per la sua famiglia e dissenso verso una società troppo occupata per insegnare ai propri figli il comportamento adeguato e una sensibilità tale da non ferire gli altri né con parole né con la violenza.
Il bullismo è un fenomeno sociale molto diffuso che si presenta soprattutto tra adolescenti e giovani.
“Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da uno o più compagni” (Dan Olwenus, 1996).
Una delle prime cause si può riscontrare nella predisposizione biologica, in quanto alcuni bambini nascono con un carattere turbolento a causa di un’elevata iperreattività del sistema psicofisiologico verso stimoli stressanti, difficoltà nell’attenzione e un comportamento teso alla disobbedienza. Anche il contesto socioculturale ha la sua importanza, l’ambiente in cui il bambino nasce e cresce è fondamentale per capire eventuali modelli di sviluppo.
Spesso i piccoli bulli sono in condizioni di disagio familiare, di mancanze e di violenza domestica. Vivono situazioni quotidiane che riflettono anche nell’ambiente scolastico, sviluppando maggiore aggressività.
D’altra parte, le vittime sono soggetti riservati, timorosi e sensibili. Se molestati tendono a non reagire, hanno scarsa autostima e un’immagine negativa di sé. A scuola vivono una condizione di solitudine e abbandono. Il ripetuto attacco dei coetanei aumenta inevitabilmente l’ansia, l’insicurezza e abbassa l’autostima, creando un circolo vizioso.
Da un report del Telefono Azzurro, su dati rilevati dal settembre 2015 al giugno 2016, si riscontra circa 1 caso al giorno di bullismo e cyberbullismo, un dato preoccupante che rappresenta solo la punta dell’iceberg rispetto alla vastità del fenomeno. In totale i casi gestiti sono stati 270, che hanno richiesto un totale di 619 consulenze.
Sono diverse le iniziative contro questo fenomeno. Le campagne di sensibilizzazione sono molto utili per prevenire e per incoraggiare gli oppressi a denunciare i fatti e a riacquisire la libertà perduta.
Scuola e genitori devono lavorare all’unisono per creare un ambiente sicuro e per fornire a tutti i bambini gli strumenti per affrontare il bullo di turno.
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