17 Febbraio 2022 - 15:58

Camera dei deputati, trovata una “nuova” Gioconda: “Potrebbe essere stata realizzata da Leonardo”

L'incredibile ritrovamento in un deposito della Camera

Gioconda

La Gioconda è finalmente tornata in Italia o meglio, forse non ha mai lasciato il Bel Paese. Ovviamente si tratta di una provocazione che mai come oggi, però, potrebbe essere molto vicina alla realtà dei fatti. L’opera esposta al Louvre di Parigi dipinta da Leonardo tra il 1503 e il 1506 circa, potrebbe non essere l’unica copia esistente. Stando alle “teorie del complotto”, infatti, Leonardo avrebbe dipinto due Gioconde di cui una, però, aveva fatto perdere le sue tracce.

Semplice teorie che mai prima di oggi avevano trovato un effettivo risconto nella storia. La stessa storia che potrebbe essere riscritta grazie ad un ritrovamento fatto in un deposito della Camera dei Deputati. Stando a quanto riportato da “Repubblica“, durante il restauro della collezione Torlonia gli addetti ai lavori avrebbero fatto una scoperta “sconvolgente”. Una Gioconda in ottime condizioni praticamente identica all’originale e, per di più, avente circa le stesse correzioni e la stessa età. “Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione“, ha dichiarato il questore della Camera Francesco Uva.

Una Gioconda alla Camera

La “Gioconda Torliana” restaurata da due professionisti del settore come Antonio e Maria Forcellino, è attualmente visibile sul sito artecamera.it. All’interno della descrizione dell’opera, i due restauratori parlano “semplicemente” di una copia molto fedele all’originale. Tuttavia, la presunta copia presenta delle “velature di una trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo operata nel dipinto del Louvre“.

La possibilità più concreta è che si tratti di una prima bozza o di un’esercitazione imposta da Leonardo in persona ai suoi allievi, e che potrebbe essere stata realizzata proprio in collaborazione con l’autore. Incertezze che, purtroppo, non possono essere colmate dai due restauratori italiani. “Altrettanto incerta è pure l’identità del copista. Persino una sua generica collocazione geografica e cronologica, né, in questo senso, risulta di grande aiuto la diretta analisi comparata con l’originale leonardesco, trattandosi appunto di una copia che aspira a replicare diligentemente il suo modello“.