Il Cashback di Stato chiude la fase sperimentale nel periodo natalizio e si prepara alla fase due, quella reale, del 2021. Alla fase uno hanno già aderito 5,8 milioni di cittadini maturando un credito potenziale di 200 milioni di euro, pari a circa 35 euro in media a testa. Ma c’è anche chi non riceverà alcun rimborso: circa 1 su 4. Cerchiamo duque di fare il punto della situazione.
Chi si è iscritto al Cashback di Natale tramite l’app IO non dovrà fare nulla: risulta già iscritto anche al Cashback standard. Tutti gli altri possono iscriversi quando lo desiderano. Anche le regole rimangono le stesse: bisogna fare aquisti nei negozi fisici ed effettuare il pagamentocon carta o app di pagamento elettronico. Valgono i bar, i ristoranti, i negozi, le botteghe, i distributori di carburante, ma non gli aquisti effettuati online. Ci sono due requisiti fondamentali: bisogna usare la carta almeno 50 volte a semestre e per ogni scontrino si ha diritto ad un rimborso massimo di 15 euro. Il rimborso massimo vale 150 euro a semestre, mentre per i primi 100mila consumatori che avranno eseguito più transazioni digitali entro il 30 Giugno scatterà un premio di 1500 euro. Quest’ultimo è definito SuperCashback.
Come detto, al momento risultano aderenti 5,8 milioni di cittadini che hanno ricevuto mediamente 35 euro a testa di rimborso. Un numero sensibilmente inferiore ai 150 euro semestrali promessi. Il motivo è semplice: la sperimentazione natalizia è stata tanto breve quanto viziata dal lockdown. Dal momento che le transazioni online sono escluse, così come i pagamenti contactless, molti cittadini non hanno potuto dedicarsi alle classiche sessioni di shopping natalizio. Serviva dunque più tempo per la sperimentazione.
E poi ci sono coloro che non riceveranno neppure un euro di rimborso. Sono circa uno su quattro stando ai dati pervenuti finora da PagoPA – la società partecipata che gestisce i pagamenti in favore delle PA così come l’app IO – e che ha in mano il sistema Cashback. Queste persone non hanno effettuato le 10 transazioni minime richieste e quindi non riceveranno rimborsi.Un’altra gatta da pelare sono le risorse. Visto l’elevato numero di adesioni, destinato a crescere in maniera sostenuta, non è detto che i fondi stanziati siano sufficienti a coprire integralmente i rimborsi spettanti.
Sono queste le parole di Giuseppe Virgone, CEO di PagoPA, riferendosi ai risultati della sperimentazione. In un’intervista al Corriere della Sera, Virgone spiega chiaramente “Ma il cashback non è lo scopo, è il mezzo. È quasi una scusa: per abituare i cittadini a comunicare con la pubblica amministrazione in digitale. L’operazione nasce dall’idea di dare una infrastruttura al Paese per spingere la digitalizzazione. In pochi mesi abbiamo portato 9 milioni di persone ad avere un’app per interagire con lo Stato” facendo finalmente chiarezza su uno strumento che molti italiani, purtroppo, si ostinano a non voler capire.
Nel frattempo, resta da capire come saranno affrontati i problemi emersi durante la fase sperimentale, che di fatto è stata lanciato proprio per questo scopo.
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