Champions League, un alieno al Parco dei Principi: Mbappé abbatte il muro Real
Mbappe incanta, Messi disfa ma alla fine la decide comunque il numero 7
Dopo due mesi di assenza la Champions League è tornata ed ha subito mostrato la sua faccia migliore. Psg-Real Madrid doveva essere a detta di tutti “la partita” di questi ottavi di finale, una sfida intrecciata tra campo e mercato che aveva su tutti un protagonista annunciato: Kylian Mbappé. Non Messi, apparso la controfigura sbiadita di quello che è stato e (forse) non sarà mai più, non Neymar entrato solo per l’arrembaggio finale, ma Mbappé. Palesemente il più forte su quel rettangolo di gioco.
In una partita dominata dal Psg in lungo e in largo, la coltre difensiva del Real aveva retto per 94 minuti. Poi il numero 7 ha deciso che la storia dovesse essere riscritta. Mai visto un Carvajal così in difficolta sin dall’inizio, incapace di arginare le strappate di un ragazzo destinato a passare dall’altra parte a fine stagione. Inutile raddoppiare, o addirittura triplicare la marcatura, Mbappé ieri sera era semplicemente di un altro pianeta. Un alieno atterrato al Parco dei Principi che ha dimostrato (sopratutto al suo presidente) che tra tutte le stelle del faraonico club parigino la più splendete sia proprio lui.
Champions League, la sceneggiatura perfetta
Riavvolgendo il nastro, la partita più attesa della stagione non è stata poi così divertente. Sin dal fischio di inizio era palese che il Real avrebbe venduto la pelle per portare a casa un pareggio, rinunciando quasi completamente ad attaccare. Baricentro basso e Psg che cercava di scavalcare la difesa attraverso azioni manovrate che più delle volte si sono infrante contro la difesa organizzata quasi alla perfezione da Ancelotti. Non è un caso, quindi, che le uniche occasioni degne di nota siano arrivate proprio da Mbappé, l’unico ad avere licenza di poter penetrare tra le maglie dei blancos. Ma per quanto il numero 7, imbeccato molto spesso da un Verratti ispiratissimo, provasse a vincerla, c’è chi invece aveva deciso di farne una questione personale: Messi.
L’argentino è stato un fantasma per tutta la partita. Pochi palloni toccati, tanti passaggi sbagliati e sopratutto idee completamente confuse. Ed è per questo che tutti si sarebbero aspettati che sul dischetto per decidere il match ci sarebbe andato Kylian, colui che quel rigore l’aveva guadagnato con l’ennesima giocata da urlo sul povero Carvajal. Invece, no. La palla è finita inspiegabilmente tra le mani di Messi, senza se e senza ma.
L’epilogo è degno delle migliori sceneggiature cinematografiche in cui il vecchio eroe cerca di far vedere al mondo di non essere alla canna del gas ma che, invece, rovina tutto proprio sul più bello. Courtois, invece, è il perfetto antieroe, colui che ristabilisce lo status quo facendo tornare con i piedi per terra l’eroe ormai in declino. Ma, raggiunto il picco di tensione, il lieto fine è proprio dietro l’angolo. Al minuto 94 Mbappé decide di voler scrive il suo nome a caratteri cubitale su questa sceneggiatura. Una giocata da fantascienza, un colpo di illusionismo per passare tra le sagome di Militao e Vasquez (entrato per uno stremato Carvajal) e infilare la palla in rete non prima di farla passare tra le gambe di Courtois.
Last dance
L’ultimo ballo” di Mbappé con la maglia del PSG deve essere un trionfo. La stagione perfetta prima dell’addio perfetto, con un solo obbiettivo impresso nella mente: vincere la Champions League e puntare al pallone d’oro. L’unico realmente capace di trascinarsi sulle spalle una squadra ricca di stelle ma con poca luce. Non Messi, non Neymar ma Kylian.
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