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Il CNAO di Pavia rischia la chiusura entro fine anno

Il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica ( CNAO ) di Pavia rischia la chiusura entro la fine dell’anno. Personalità illustri del mondo scientifico lanciano un appello a Napolitano e a Renzi

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L’Italia ormai non è più sull’orlo del baratro, ci è già dentro. Dopo la svendita dei più importanti marchi storici italiani che non sono riusciti più a resistere all’attanagliante morsa della crisi economica, ora tocca ad una delle nostre eccellenze scientifiche fare i conti con il deficit di fondi. Si tratta del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia ( CNAO ), inaugurato appena quattro anni fa con lo scopo di curare pazienti affetti da tumori particolarmente aggressivi che non hanno risposto a nessun’altra cura.

Il CNAO, attraverso macchinari all’avanguardia e gioielli tecnologici di prim’ordine,  è il primo centro ospedaliero in Italia espressamente dedicato al trattamento dei tumori mediante l’adroterapia. L’adroterapia è un forma molto avanzata di radioterapia. La radioterapia, da sola o associata a chirurgia e/o a chemioterapia, migliora il controllo locale in diverse patologie tumorali. Inoltre, la natura non invasiva delle radiazioni rappresenta una valida alternativa per quei tumori non aggredibili chirurgicamente perché localizzati in sedi anatomiche complicate da organi vitali o deputati a funzioni la cui asportazione sarebbe troppo invalidante per il paziente.

Oggi, circa il 50% dei pazienti affetti da tumore è sottoposto ad un trattamento di radioterapia. L’ adroterapia non sostituisce la radioterapia convenzionale, ma si pone come indicazione ideale per quei tumori in cui la radioterapia convenzionale non dà vantaggi significativi: in particolare per i “tumori radio resistenti” e per quelli localizzati vicino ad organi a rischio.

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Attraverso queste particolare e delicatissime cure, il CNAO in pochi anni ha già trattato 380 pazienti volontari e ne ha in lista più di un migliaio. Infatti, il lungo elenco di tumori trattabili presso il centro è motivo di cotanta importanza sia a livello nazionale che internazionale, dal momento che i centri avanzati come il CNAO sono soltanto 3 in tutto il mondo ( uno in Giappone, uno negli USA e uno in Germania ).

Arrivati a questo punto ci si dovrebbe sentire fieri di avere in Italia una gemma così rara ma, almeno da come stanno i fatti, questa gemma probabilmente sta per smettere di luccicare. E’ da circa due anni, ormai, che il presidente della Fondazione CNAO Erminio Borloni cerca di far sentire la propria voci tra i “piani alti dello Stato”, denunciando la mancanza di fondi utili a ricerche, studi e cure. Bisogna sapere che il CNAO è una fondazione privata senza alcun scopo di lucro e fu istituita dal Ministero della Salute in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Le spese che è costretto ad affrontare sono, più che altro, dovute alla costante manutenzione dei preziosi macchinari biomedici e alle approfondite ricerche in campo tumorale portate avanti dai suoi 110 dipendenti altamente qualificati. «Mancano all’appello 35 milioni di euro, non so più cosa fare. Il CNAO rischia di chiudere entro fine anno, lasciando migliaia di pazienti senza speranza e dipendenti eccellenti senza lavoro. Questi 35 milioni di euro li attendiamo da più di due anni – precisa Borloni – e fanno parte dei 135 milioni inizialmente destinati alla costruzione del nostro istituto ( la metà di quanto chiesto dagli altri centri all’estero ). Allo stato attuale soltanto un fido bancario di 4.9 milioni di euro sta sostenendo l’attività del CNAO, ma il suo esaurimento è previsto entro la fine del 2014. Se la Finanziaria non sblocca altri fondi il centro è costretto a chiudere, comportando uno sperpero indecente di soldi pubblici investiti in esso, un altro bel carico di debiti e una perdita di immagine clamorosa a livello internazionale».

La sensibilizzazione del presidente Borloni si è estesa a tutto il campo scientifico, tanto che personalità illustri di esso hanno sottofirmato una lettera-appello indirizzata al Presidente della Repubblica Napolitano, al Premier Renzi, al Ministro della Salute Lorenzin e al Governatore della Regione Lombardia Maroni. Tra i firmatari eminenti vi sono il premio Nobel Carlo Rubbia, l’oncologo e politico Umberto Veronesi, il conduttore Piero Angela e la neo-direttrice del CERN di Ginevra Fabiola Gianotti che, ospite all’apertura del nuovo anno accademico dell’Università di Pavia, si è sentita fortemente chiamata in causa sulla questione CNAO: «E’ uno scempio e una vergogna che un centro come il CNAO, l’unico in Italia e uno dei pochi al mondo che usa una tecnologia avanzatissima di adroterapia, incorra in questi problemi finanziari per un budget veramente irrisorio rispetto alla quantità di soldi usati per molte altre iniziative, forse anche meno lodevoli. Spero proprio che questa lettera abbia effetto e che il CNAO possa continuare a progredire e ad arrivare al target di riuscire a curare un migliaio di pazienti all’anno».

Ci si lamenta sempre che non abbiamo possibilità alternative per curare. Oggi che ne abbiamo una competente e a porta di mano ce la facciamo sfuggire perché mancano i fondi a causa dei continui tagli alla Sanità. Nel frattempo, ci sono persone disperate che si affidano al CNAO come ultimo viaggio della speranza, persone più o meno giovani affidano se stesse o i propri familiari alle cure di questi ricercatori, che si fanno carico pazientemente di questo dolore. Ogni giorno questo centro con i suoi operatori accetta la sfida di salvare le vite di chi si affida a loro. Ecco cosa cerca di fare il CNAO: permettere alle persone di non perdere la speranza che la vita possa continuare nel miglior modo possibile. Perchè tagliare questa speranza?

Redazione ZON

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