Commissione Ue, il problema è l’indirizzo politico
Commissione Ue, l’indirizzo politico espresso nella bocciatura della manovra italiana fa emergere un ulteriore dettaglio
Come previsto da diverso tempo, la Commissione Ue ha espresso parere negativo nei confronti della manovra italiana.
Con il chiaro intento di portare avanti la procedura di infrazione, l’organo esecutivo dell’Unione ha tracciato una vera e propria rotta da seguire attraverso determinati canoni.
Andando al di là delle note economico/finanziarie – di cui è stato scritto in passato – ciò che desta maggiore stupore è l’ennesimo indirizzo politico presentato dalla Commissione Ue.
Con le frasi “i piani del governo implicano un passo indietro marcato rispetto alle riforme strutturali pro-crescita del passato, in particolare quella delle pensioni” e “non contiene misure significative per rafforzare il potenziale di crescita, anzi, possibilmente il contrario” (del vicepresidente Valdis Dombrovskis), si è infatti tracciato un chiaro quadro delle regole che si intende imporre.
Non considerando la bontà (o meno) del provvedimento e di quanto scritto dalla Commissione Ue, le frasi in questione evidenziano come oltre a precise regole economiche/finanziarie – stabilite insieme ma non sempre rispettate, senza alcune conseguenze, da tutti – è necessario seguire un modus operandi politico, non del tutto oggettivo.
In sostanza, se la visione di una determinata politica è contraria ad una delle riforme approvate negli ultimi anni di spending review senza scrupoli, allora non può essere considerata attendibile.
Il sostanziale indirizzo politico esternato – che segue le illazioni degli scorsi mesi sull’Italia e sugli italiani secondo uno stereotipo da Bravi ragazzi – non solo prescrive un determinato punto di vista che deve essere accettato indistintamente da chiunque, ma mette totalmente in secondo piano la politica nazionale ed un piano di sviluppo alternativo a quello convenzionale (almeno stando agli ultimi sei anni).
A ciò, inoltre, si associa anche l’ulteriore irrigidimento nel rapporto tra amministratori ed Unione, con chiare conseguenze sull’affezione della popolazione nei confronti dell’organizzazione internazionale.
Difatti, il continuo scontro da un lato garantirebbe vita facile alla virata a destra del Vecchio Continente – considerando soprattutto i vertici delle Presidenza di turno Ue – e dall’altro un ulteriore distacco tra l’istituzione e la vita reale.
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO
Rai, Mediaset strapazzata. Confalonieri chiede aiuto al Governo