Contaminato il mare vicino alle trivelle
Greenpeace ha reso noti i dati sul monitoraggio da Ispra per conto di Eni. Contaminato il mare vicino alle trivelle. Presenza di metalli pesanti
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Il mare italiano, accanto alla piattaforme estrattive, è altamente contaminato da grosse quantità di metalli pesanti e idrocarburi con valori che superano gli standard e i limiti fissati dalle norme comunitarie. Da qui, è nato il comitato per il “sì” al referendum del 17 aprile.
Infatti i due terzi delle piattaforme, presenta sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie. I parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% degli impianti nel 2013 e nel 67% nel 2014.
I dati provengono dal Ministero dell’Ambiente, e si riferiscono a monitoraggi effettuati da Ispra, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente, su committenza di Eni, proprietaria delle piattaforme oggetto di indagine. I dati sono stati resi pubblici solo adesso.
Delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia, sono stati consegnati all’associazione ambientalista “Greenpeace” solo i dati relativi alle piattaforme attive nel Mare Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano in profondità le acque di produzione, contaminando l’ambiente. Per gli altri 100 non sono state fornite informazioni.
La mancanza dei dati inerente a tutte le altre piattaforme, può essere dovuta dall’assenza di ogni tipo di controllo da parte delle autorità competenti, o dovuto dal fatto che il Ministero ha deciso di non consegnare all’organizzazione ambientalistica tutto il materiale in suo possesso.
Le sostanze trovate attorno alle piattaforme che superano con maggiore frequenza i valori massimi sono: metalli pesanti (cromo, nichel, piombo e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), idrocarburi (fluorantene, benzofluorantene, enzofluorantene, enzoapirene) e idrocarburi policiclici aromatici. Alcune di queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo.
Greenpeace, in seguito ai dati avuti, sottolinea che sia impensabile che il Ministero dell’Ambiente di fronte a questi dati continui a concedere a chi inquina, di sversare tranquillamente nel nostro mare sostanze altamente inquinabili.
Inoltre le piattaforme sono pericolose a prescindere dai grandi disastri che attirano l’attenzione dei media, e ciò dovrebbe farci riflettere rispetto alle ipotesi di proliferazione delle trivelle raccomandate dal governo italiano. E’ il tema su cui si dovranno pronunciare gli italiani, al fine di fermare l’inquinamento e l’aumento di malattie.
Per questo, si voterà il 17 aprile ed è appena stato costituito il comitato formato da oltre 60 associazioni che si chiama “Vota sì, per fermare le trivelle“.
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