Coronavirus, sanificazione raggi UV: parte la sperimentazione a Napoli

È partita ieri, presso il Policlinico di Napoli Federico II, la sperimentazione di un nuovo dispositivo di sanificazione a raggi UV capace di distruggere il coronavirus

Con l’avvicinarsi della data in cui sarà possibile ritornare ad una semi-normalità, pur convivendo con il coronavirus, si rende sempre più necessario garantire la salute delle persone nei luoghi pubblici, come ospedali e locali. Per questo motivo, molte aziende hanno iniziato a pensare ad un metodo efficace, sicuro e, possibilmente, poco invasivo, per sterilizzare velocemente tutti gli ambienti. In particolare l’azienda di sanificazione Sams ha prodotto un nuovo dispositivo basato sulle radiazioni UV dotato, appunto, di un forte potere battericida e virucida.

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La sperimentazione è iniziata presso l’edificio 19 dell’Azienda Ospedaliera, da parte della Prof.ssa Maria Triassi (ordinaria della Cattedra di Igiene Generale ed Applicata del Dipartimento di Sanità pubblica c/o la AOU), de l’AD Sams Giovanni Gentile ed il direttore generale Marcello Gentile con la biologa Antonietta Rossi.

La tecnica di sanificazione contro il coronavirus

Per la sperimentazione preliminare sono stati coltivati campioni di batteri e virus e sono stati posti in diverse zone (anche d’ombra), di un ambiente. In seguito ad esposizione a raggi UV C con lampada allo xenon, nel giro di pochi minuti l’ambiente è risultato completamente sterilizzato. Questo tipo di radiazioni sono in grado di distruggere il DNA batterico e l’RNA virale.

Adesso, presso il Policlinico Federico II, l’efficacia del nuovo apparecchio per la sanificazione verrà testato all’interno di stanze che hanno ospitato pazienti Covid-19. Verranno poi prelevati, a distanza di 72 e nell’arco di 22 giorni, diversi campioni sia dalle superfici come maniglie, touch screen e tastiere, sia nell’aria per verificare la presenza di virus e batteri dopo l’irradiazione.

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I benefici

Gli aspetti positivi di questa nuova sanificazione, prima in Italia, sono molteplici. Innanzitutto, il procedimento dura pochi minuti e garantisce, stando ai test preliminari, ottimi risultati. Inoltre, non vengono rilasciati nell’ambiente residui tossici che eliminano sì il coronavirus, ma possono risultare dannosi anche per le persone e per i materiali. Infine, applicando questa tecnica alle stanze degli ospedali, verrebbero a ridursi le infezioni Covid e non che si verificano proprio nei nosocomi, per buona pace anche del SSN.

Guido Isacco

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti-Sezione Campania. Appassionato di scienza, arte e attualità. Collaboratore presso ZON.it, per il quale cura principalmente la rubrica HealthZon.

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