Coronavirus: un secolo di pendemie. Dalla spagnola ad oggi

Il Coronavirus non è la sola pandemia del ventesimo secolo. Infatti a cominciare dalla Spagnola altre tre hanno preceduto il Covid-19

Il coronavirus, o Covid-19 , mercoledì 11 marzo 2020 è ufficialmente diventato una pandemia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sciolto le riserve dopo che i contagi hanno iniziato a diffondersi in tutti i continenti.

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Una dichiarazione che mette un punto a tutte le supposizioni e le ipotesi delle ultime settimane. Epicentro, la città di Wuhan: da lì il contagio, nel giro di poche settimane, si è diffuso in tutto il mondo, spingendo appunto l’Oms a dichiarare ufficialmente la pandemia. Non è un caso che la parola pandemia derivi dal greco “pandemos”, che significa “tutta la popolazione”: demos” significa la popolazione, “pan” significa tutti.

Un secolo di pandemie: dalla Spagnola al Coronavirus

Dalla Spagnola al Coronavirus. Nel ventesimo secolo si sono verificate tre pandemie influenzali: nel 1918, 1957 e 1968 che sono state identificate in base alla loro presunta area d’origine: Spagnola, Asiatica e Hong kong. 

L’influenza spagnola –   H1N1 (1918–1919)

La pandemia del 1918–1919, secondo le stime, colpì un terzo della popolazione mondiale. La malattia aveva una letalità maggiore del 2,5% e fece registrare circa 50 milioni di decessi, alcuni ipotizzano fino a 100 milioni. Iniziò nell’agosto del 1918 in tre diversi luoghi: Brest, in Francia; Boston, nel Massachusetts; e Freetown in Sierra Leone, un ceppo di influenza particolarmente violenta e letale di cui ancora oggi non si conoscono le origini.

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Studi moderni suggeriscono che il virus del 1918 fosse interamente nuovo per l’umanità, e non frutto di un processo di riassortimento a partire da ceppi già circolanti, come successe in seguito nel 1957 e nel 1968. Era un virus simile a quelli dell’influenza aviaria, originatosi da un ospite rimasto sconosciuto.

Analizzando la curva della mortalità dell’influenza del 1918, il picco di mortalità si piazzata nelle età centrali, tra gli adulti tra 25 e 44 anni. I tassi di mortalità per influenza e polmonite tra 15 e 44 anni furono più di 20 volte maggiori di quelli degli anni precedenti e quasi metà delle morti furono tra i giovani adulti di 20-40 anni, un fenomeno unico nella storia conosciuta. Il 99% dei decessi furono a carico delle persone con meno di 65 anni, cosa che non si è più ripetuta.

L’influenza asiatica –  H2N2 (1957-1960)

L’influenza asiatica, ceppo H2N2, fu rilevata per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, raggiunse gli Stati Uniti nel giugno dello stesso anno. Il numero stimato di morti registrati nel periodo in cui infuriò è di circa 1.1 milioni.

LAsiatica del 1957 rese evidente, contrariamente al passato, il fenomeno di polmoniti primariamente virali. Contrariamente a quanto osservato nel 1918, le morti si verificarono soprattutto nelle persone affette da malattie croniche e meno colpiti furono i soggetti sani.

Secondo gli studi epidemiologici, fu causata dal virus A/Singapore/1/57 H2N2 (influenza di tipo A), isolato per la prima volta in Cina nel 1954. Nello stesso anno fu preparato un vaccino che riuscì a contenere la malattia, e infatti il virus dell’Asiatica scomparve dopo soli 11 anni, soppiantato dal sottotipo A/H3N2 Hong Kong.

L’influenza spaziale –  H3N2 (1968–1969)

L’influenza spaziale, o di Hong Kong, come suggerisce il nome si sviluppò nel Sud Est Asiatico con una grande epidemia a Hong Kong nel 1968, e lo tesso anno arrivò negli Stati Uniti. Era un’influenza aviaria, di tipo A, dovuta al ceppo H3N2, molto somigliante all’influenza Asiatica del 1957 causata dal ceppo H2N2.

Proprio per questo, e per lo sviluppo di anticorpi nella popolazione, fece meno vittime di altre pandemie. In Giappone, per esempio, le epidemie furono saltuarie, sparse e di limitate dimensioni fino alla fine del 1968. L’Iss riporta che il virus fu poi introdotto nella costa occidentale degli Usa con elevati tassi di mortalità, contrariamente all’esperienza dell’Europa dove l’epidemia, nel 1968–1969, non si associò ad elevati tassi di mortalità.

In Italia l’eccesso di mortalità attribuibile a polmonite e influenza associato con questa pandemia fu stimato di circa 20.000 decessi. Proprio in Italia, dove si ripresentò nel 1972, fu ribattezzata “Influenza spaziale”. Il numero stimato di decessi, secondo il Center for Disease Control and Prevention (Cdc), fu di 1 milione in tutto il mondo.

 

Redazione ZON

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