26 Marzo 2020 - 09:52

Coronavirus: i super-computer della Nasa al servizio dei ricercatori

computer quantistico

Risorse informatiche unite contro la pandemia: la Nasa mette a disposizione dei ricercatori i suoi super-computer per cercare cure e vaccino

“Supercomputer Nasa contro l’epidemia!”. No, non è il titolo di un film di fantascienza, ma il progetto “di riferimento in Europa per contrastare il coronavirus con il supercalcolo”.

L’ Agenzia spaziale americana scende in campo per aiutare i ricercatori mettendo i suoi supercomputer ai disposizione degli scienziati che studiano l’evoluzione della pandemia

L’obiettivo è la ricerca di potenziali candidati per il trattamento e il vaccino.

Negli Usa un progetto annunciato dalla Casa Bianca riunisce la Nasa e la National Science Foundation, nonché laboratori del Dipartimento dell’Energia, aziende e istituzioni accademiche per unire le risorse informatiche contro la pandemia.

“Sono orgoglioso che la Nasa stia prestando la nostra esperienza di supercalcolo per contribuire alla lotta globale contro la malattia Covid 19”, ha scritto su Twitter l’amministratore della Nasa Jim Bridenstine.

“Da oltre sei decenni l’agenzia utilizza la sua esperienza per affrontare sfide che hanno portato benefici a persone in tutto il mondo in modi inaspettati”.

Anche Thomas Zurbuchen, a capo del Direttorato delle Missioni Scientifiche della Nasa ha detto che “la Nasa è lieta di prestare la sua esperienza di supercalcolo per contribuire nella lotta globale contro Covid 19”.

Michael Kratsios, a capo del Technology Officer degli Stati Uniti, ha commentato: “L’America si sta unendo per combattere Covid 19 e questo significa usare la capacità dei nostri supercomputer per far avanzare rapidamente la ricerca scientifica al fine di trovare trattamenti e un vaccino”.

Anche il super-cervellone del Cineca infatti è al lavoro all’interno di questo studio per trovare le cure migliori contro il covid-19.

Oltre appunto al Cineca, ne fanno parte anche il Politecnico e l’Università di Milano, la Federico II di Napoli, l’Università di Cagliari, l’associazione BigData, l’Infn e l’Istituto Spallanzani di Roma.