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Presto la parola “cringe” potrebbe essere inserita nei dizionari di italiano: l’Accademia della Crusca ha infatti riconosciuto ufficialmente il lemma come di uso comune.
La parola, sotto forma di hashtag, ha fatto per la prima volta la sua comparsa su Twitter in un post del 2012: ed è proprio a partire dai social, da Twitch a TikTok (dove è stata pronunciata in circa sei miliardi di video) che è diventata parte integrante del linguaggio dei più giovani.
Essa è utilizzata al più come sinonimo di imbarazzo, o per descrivere quelle situazioni che creano una sensazione di disagio in chi vi assiste o le subisce. Essa dispone anche di un superlativo assoluto “cringissimo”, di un verbo correlato “cringiare” (nel senso di creare imbarazzo) e della versione femminile “cringiata”.
Il termine deriva dal verbo inglese “to cringe” che significa “contrarre involontariamente i muscoli per il freddo”, “indietreggiare dal disgusto” e, appunto, “provare imbarazzo o vergogna per qualcosa”.
Non è la prima volta che una parola sulle prime “strana” viene posta all’attenzione dell’Accademia della Crusca: qualche anno fa, per esempio, un bambino toscano si battè per vedere riconosciuto un nuovo aggettivo, “petaloso”, variante linguistica colorita e fantasiosa per descrivere un fiore particolarmente rigoglioso.
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