Come volevasi dimostrare, la crisi di governo orchestrata da Matteo Renzi e durata per settimane si conclude con un nulla di fatto. L’incontro tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la delegazione di Italia Viva per discutere del Recovery Fund si è conclusa con una tregua.
Al termine della riunione, i rappresentanti di Italia Viva hanno festeggiato la decisione di Conte di fare marcia indietro sulla task force che avrebbe dovuto occuparsi di gestire i progetti e i fondi del Recovery Fund. Nulla di fatto invece per quanto riguarda il MES, il superamento del bicameralismo e tutti gli altri “ultimatum” di Renzi. A riprova che si trattava solamente di scuse per aprire una crisi e strappare condizioni favorevoli per Italia Viva.
“Oggi il presidente Conte ha preso atto che le proposte che aveva avanzato Italia Viva sul metodo di lavoro sul Recovery sono proposte assolutamente positive: è scomparsa dal testo tutta la questione della governance e finalmente si comincia a discutere con i numeri e nel merito delle questioni” annuncia trionfante la Ministra renziana Teresa Bellanova al termine del vertice che ha messo in freezer la crisi di governo. Al posto della tanto vituperata task force, verrà dato un ruolo più centrale al Parlamento e ai Ministeri.
Ma si tratta di una tregua destinata a non durare a lungo: le previsioni più ottimistiche parlano di un orizzonte temporale che dovrebbe esaurirsi a Gennaio con l’approvazione della finanziaria, dopodiché Renzi dovrebbe tornare a battere sugli altri punti rimasti in sospeso. Insomma, per Renzi anche le crisi di governo vanno in ferie per Natale. Una crisi, ricordiamolo, aperta in piena sessione di bilancio, sotto Natale, in piena pandemia da coronavirus.
La marcia indietro sulla task force servirà da contentino momentaneo, giacché nulla è cambiato per quanto riguarda MES, Sanità e bicameralismo. E questo darà motivo a Renzi di riprendere la sua crociata contro la ragione subito dopo le feste o a metà Gennaio. Perché in fondo si tratta solo di pretesti ventilati per ottenere ben altri vantaggi: un maggior coinvolgimento di Italia Viva nelle numerose nomine governative e nella gestione degli oltre 200 miliardi del Recovery Fund.
Sarà il Parlamento a decidere, eventualmente, se attivare il MES oppure no. Così come sarà Bruxelles a dire l’ultima parola sulla task force. I miliardi investiti nella Sanità mediante il Recovery Fund si scoprono essere ben più dei 9 miliardi della discordia, pertanto le uniche ragioni della crisi che rimangono in piedi, al di là dei proclami e delle interviste, sono le ambizioni personali di Renzi, il suo bisogno ossessivo di attenzioni mediatiche e la sua necessità di strappare qualche nomina di particolare peso e prestigio, oltre che a dettare legge sulla gestione del Recovery Fund.
Ma nulla di tutto questo interessa davvero Matteo Renzi: è Giuseppe Conte il suo cruccio. Non è certo un mistero che il premier goda di un ampio consenso personale nonostante le evidenti difficoltà del suo governo nel gestire questa terribile seconda ondata. Tutto questo non fa piacere a Renzi, vero artefice di questo governo. La mossa del cavallo doveva servire a riportare in auge l’ex premier, non incoronare Conte come statista. Per questo motivo, è diventato imperativo, per Renzi, dimostrare che Conte può ancora essere tenuto a bada, e che solo Matteo Renzi può riuscirci, seppur con mezzucci e teatrini.
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