29 Ottobre 2015 - 16:28

Trent’anni fa la Crisi di Sigonella

Sigonella

OTTOBRE 1985: UN COMMANDO DI TERRORISTI DEL FRONTE PATRIOTTICO PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA SEQUESTRA LA NAVE ITALIANA ACHILLE LAURO. LA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE SI METTE ALL’OPERA, MA È SUBITO SCONTRO TRA ITALIA E STATI UNITI

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Trent’anni fa, proprio in queste ore, si chiudeva un mese caldo, molto caldo, per la Repubblica Italiana, gli Stati Uniti e tutta la diplomazia internazionale.

Fu la volta in cui Craxi disse “no” a Reagan, la volta che il diritto prevalse sulla ragion di stato.

E siamo ai fatti.

Nella notte fra il 7 e l’8 ottobre del 1985, un gruppo di terroristi armati del FPLP (Fronte Patriottico per la Liberazione della Palestina), guidati dal palestinese Abu Abbas, sequestrarono la nave da crociera italiana Achille Lauro.

Sigonella

L’Achille Lauro, la nave napoletana dirottata nel 1985

Il commando era salito a bordo mentre la nave stazionava in acque egiziane ed era diretta al porto israeliano di Ashdod: nascosto fra i passeggeri e imbarcatosi con passaporti falsi, il gruppo di miliziani viene sorpreso da un membro dell’equipaggio mentre maneggia delle armi.

Ne segue una sparatoria, poi i terroristi prendono il controllo della nave.

Parte subito un SOS, che viene captato a migliaia di chilometri di distanza, precisamente in Svezia, e si viene a sapere che i terroristi chiedono la liberazione di 50 loro compagni tenuti imprigionati in Israele.

Ricevuta la notizia, la diplomazia internazionale e in particolare quella italiana si attivano, ma si capisce subito che la trattativa sarà difficile a causa delle differenti opinioni politiche che vi sono all’interno del governo.

Mentre Andreotti, infatti, convoca l’unità di Crisi, Spadolini convoca tutti i vertici delle forze armate.

Dopo un vertice al ministero, si decide di mobilitare 4 elicotteri con 60 paracadutisti per localizzare la nave, mentre da Washington il presidente americano fa sapere che gli USA si opporranno a qualsiasi trattativa.

A questo punto la situazione degenera: la nave punta verso la Siria, ma i siriani si oppongono a farla attraccare a meno che non si apra una trattativa con il commando. Gli USA continuano a manifestare il loro dissenso ad ogni trattativa, mentre i terroristi minacciano l’equipaggio di uccidere un membro dell’equipaggio ogni tre minuti, se le loro richieste non saranno accettate.

L’unico a rimetterci la vita è tuttavia l’americano Leon Klinghoffer, ebreo paralitico, il cui corpo viene gettato in mare: a questo punto, mentre Siria e USA iniziano a paventare l’intervento armato sulla nave, l’Italia ottiene che i terroristi si arrendano promettendo loro un salvacondotto attraverso un altro paese arabo.

La nave sbarca dunque a Porto Said, in Egitto, e qui un Boeing 737 messo a disposizione dall’Egitto si incarica di trasferire i terroristi in Tunisia, dove l’OLP all’epoca aveva sede.

Gli USA, però, decidono unilateralmente di intercettare l’aereo, servendosi delle informazioni fornite dal Mossad israeliano, e lo dirottano nella loro base di Sigonella, in Sicilia.

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Ottobre 1985: i Navy Seals americani circondano i carabinieri italiani a Sigonella

É questo il momento più importante della vicenda: appena l’aereo atterra, sulla pista si presentano 30 avieri italiani e 20 carabinieri che circondano il velivolo.

Pochi minuti dopo, i Tomcat che hanno dirottato il Boeing giungono anch’essi alla base di Sigonella e con essi alcuni C-141 carichi di militari Navy Seals americani.

Questi circondano i soldati italiani che a loro volta sono intorno all’aereo ed intimano ai nostri militari di consegnare i terroristi.

Vat e Carabinieri si rifiutano e la notizia giunge alla Casa Bianca, dove Reagan decide di chiamare Craxi, presidente del consiglio italiano, in piena notte, per ordinargli di consegnare i terroristi.

Craxi, però, si rifiuta: il delitto di Klinghoffer é avvenuto su nave italiana e secondo gli accordi, essi dovranno essere perseguiti secondo le leggi italiane: il tira e molla va avanti fino alle 5:30, quando Washington ordina ai Navy Seals di ritirarsi e lascia i terroristi in mano all’autorità italiana.

I terroristi vengono scortati a Genova dove vengono interrogati, mentre USA e Israele sono costretti a chiederne l’estradizione, un estradizione che non otterranno mai, perché di fatto i membri del commando verranno poi giudicati e condannati in Italia dove solo pochi anni fa hanno terminato di scontare la pena.

Lo stesso Abu Abbas, é deceduto nel 2004.

Dal caso di Sigonella emersero tutte le lacerazioni interne al Pentapartito, il comitato di 5 partiti (DC, PSI, PSDI, PLI e PRI) che governava l’Italia negli anni ’80.

Spadolini, filoamericano e filoisraeliano, sfiduciò il governo Craxi ed aprì la crisi di governo, che per Craxi fu voluta specificatamente dagli Stati Uniti che lo vedevano come un personaggio scomodo.

Tuttavia, se gli americani avessero ottenuto il sì ad agire al di fuori delle regole, quella vicenda sarebbe finita in modo diverso e si sarebbe prodotto un pericoloso precedente  capace di ledere ed indebolire il diritto internazionale.

Quel “no” storico, invece, gettò anche le basi per una nuova collaborazione tra Italia e USA, visto che Reagan invitò poi Craxi a Washington e qui il presidente del consiglio italiano si disse dispiaciuto per il rifiuto, affermando tuttavia di non aver avuto altra scelta.

Quella lettera d’invito, divenuta famosa, cominciava con il celebre “Dear Bettino“, che all’epoca fece molto scalpore per la sua confidenzialità.

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