26 Novembre 2016 - 16:07

Cuba, Raul e il futuro dopo Fidel

A Cuba, dopo la morte di Fidel Castro, il futuro pare incerto. Le possibilità di modificare totalmente il proprio assetto sono alte e le politiche portate avanti da Raul sembrano mirare proprio ad un disastroso cambiamento epocale

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Già da diversi anni, Cuba aveva perso il suo romantico status di “isola felix” a causa della caduta dell’Unione Sovietica che aveva costretto il Governo di Castro ad interfacciarsi, in un qualche modo, al temibile mercato mondiale.

Cuba

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Quel tipo di cambiamento, tanto inaspettato quanto incisivo sull’intero apparato cubano, non fu, però, l’unico a stravolgere le vite nell’isola, dove si ritrovarono ad “affrontare” una nuova visione a partire dal 2008.

Le politiche di Raul Castro, infatti, hanno dato una grande “spallata” alla classica economia isolana, ri-proiettando Cuba nel complesso mondiale.

E ora, con la morte di Fidel Castro, quale sarà la sorte dello Stato caraibico?

Rileggendo fatti ed analisi passate, sembra si possa inaugurare solamente una “stagione” (quella simil-cinese, fortemente osteggiata da Fidel dopo la visita nel Paese all’inizio degli anni ’90) ma, in realtà, l’epoca delle “aperture”, inaugurata da Raul subito dopo la sua nomina a Presidente del Consiglio di Stato, potrebbe far presagire ad una “terza via” tutta da scoprire.

Riassumendo brevemente i fatti, a partire dal 2008 fino ad oggi, l’economia cubana ha “marginalmente” aperto al mercato globale, pilotato dall’interno, riallacciato i rapporti con gli States e “strappato” una promessa all’ONU sulla fine dell’embargo (avallata dall’astensione proprio degli USA) il 26 ottobre scorso.

Ciò che sembra più plausibile, data anche la recente situazione internazionale (con Trump che, ahimè, potrebbe “fiutare l’affare”), è un nuovo percorso di apertura, sempre gestito internamente, la cui possibilità di sopravvivenza è limitata nel tempo.

In pratica, in virtù delle riforme di Raul, la strada che Cuba si appresta a percorre è composta, sostanzialmente, da tre tappe: accelerazione del procedimento per la fine dell’embargo, successiva instaurazione di un libero mercato “atipico” e conseguente fagocitazione da parte del tanto odiato, e combattuto, “Capitalismo”.

In sostanza, la “mano libera” del Presidente del Consiglio di Stato unita alle politiche di mercato, proietterebbero l’isola, a causa delle regole man mano assorbite internamente, solamente verso il baratro e una subalternità, inesistente a partire dalla Rivoluzione, dovuta alla “scarsa” competitività nel nuovo sistema.

In questo contesto, anche la tenuta dello stesso Raul potrebbe iniziare a scricchiolare, a seguito di un peggioramento strutturale rispetto all’attuale sistema, con la perdita totale del suo status di “isola felix”.

In tutto questo contesto, al resto del mondo converrebbe aspettare (più che applicare i “vecchi” metodi batistiani) in attesa di ulteriori modifiche che permettano di “inserirsi” totalmente nel sistema caraibico.

La morte di Fidel rappresenta molto più di una semplice scomparsa; con lui se ne vanno i sogni, le idee e le impostazioni alla base di un Cuba sempre troppo “avanti nei tempi” e sempre troppo “osteggiata” dal mondo.

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