Musica

Daniele Coletta: “Con Piove sulla Luna si chiude un cerchio”

Dopo aver vinto l’ultima edizione della kermesse estiva Deejay On Stage, la canzone era “Trastevere”, Daniele Coletta pubblica il nuovo singolo “Piove sulla Luna”, disponibile in radio e in digitale dallo scorso 7 Gennaio: “Questa canzone chiude un cerchio. E’ il prosieguo della storia che ho già cantato in Tasto Rotto e Trastevere ma, tra le tre, è sicuramente la più intima. Con questo pezzo ho imparato ad abbracciare la mia fragilità e voglio anche dare un messaggio chiaro a chi mi ascolta: quando vi accorgete che qualcosa non va in un rapporto non aspettate che piova sulla luna, affrontatela subito”.

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Sei giovanissimo ma musicalmente sembra che tu abbiavissuto mille vite: che ricordi hai per esempio di X Factor?

Per indole tendo sempre a prendere il buono da ogni esperienza: all’epoca di X Factor avevo vent’anni, ai miei occhi quello show sembrava una gigante macchina delle meraviglie. Quello che più mi ha segnato, è stata la possibilità di confrontarmi con altri artisti, entrare in contatto con esperti del settore e voci del panorama internazionale. Non dimenticherò mai, poi, quell’ansia buona e quell’adrenalina che ti dà solo l’esibirti live di fronte a milioni di telespettatori.

E sulle navi da crociera com’è andata?

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Ho lavorato per anni per una compagnia molto importante: la sera, i passeggeri si recavano in teatro per ascoltarmi. Per ascoltarci, in realtà, visto che condividevo il palco con altri colleghi. Cantavamo soprattutto cover. E poi, che bello girare il mondo! E’ stata una sorta di vacanza lavoro.

Una grande gavetta: ma qual è stato il momento esatto in cui hai detto “voglio essere un cantante”?

La musica è sempre stata la mia passione, la mia priorità, tanto che per lei ho spesso lasciato in secondo piano le cose tipiche della nostra età, tipo andare fuori con gli amici. Quando con le prime serate e i primi concertini vedevo entrarmi i primi soldi in tasca, quindi capivo di poter vivere della mia passione, ho deciso che sarei diventato un cantante. Devo dire che sono stato anche fortunato: non tutti hanno la possibilità di fare della propria passione un lavoro vero.

Trovare la propria strada vuol dire anche cominciare a guardarsi allo specchio senza più sentirsi inadeguati, senza giudicarsi. Quando è avvenuto in te questo scatto?

Più che alla musica, questo scatto lo vedo legato al momento in cui ho cominciato a vivere liberamente la mia sessualità: poi, certo, è vero che questa nuova consapevolezza ha avuto delle ripercussioni anche sul lavoro. E’ da lì che ho cominciato a scrivere i miei pezzi, ci ho messo dentro finalmente la mia storia, le mie emozioni. Senza paura.

Spesso si fa fatica ad uscire dal guscio per paura del giudizio degli altri. E’ stato così anche per te?

Ho vissuto tutta l’adolescenza nella paura di scoprire chi fossi davvero: mi apostrofavano con femminuccia, frocio. Poi, col tempo, ho scoperto la bellezza di sentirmi libero. Per fortuna non ho mai subito  aggressioni fisiche per via del mio orientamento sessuale, ma conosco molte persone che invece ne hanno fatto terribile esperienza. Per questo è il caso che di omofobia si continui sempre a parlare, esiste e non possiamo girarci dall’altra parte.

Non è passato molto tempo dall’affossamento del DDL Zan…

Mi ha fatto molta rabbia vedere delle persone che dovrebbero fare i nostri interessi, esultare come delle bestie, come se fossero in uno stadio. E mi fa ridere chi dice: “Cosa te ne frega a te? Sei un cantante? E allora canta… Ad ognuno il suo mestiere”. Chi ti dà il diritto di scegliere cosa è meglio o peggio per me? Per cosa debba espormi e per cosa invece no?

A proposito di “esporsi”: quanto quello che succede nella realtà intorno a te ti influenza nella scrittura?

Guarda, io penso che per chi scrive ogni spunto sia buono per provare a buttare giù qualcosa, una canzone nel mio caso. Quando qualcosa mi punge io ne prendo nota: certo, poi non è detto che quello spunto diventi il testo di un nuovo brano.

Il 2021 ha significato per te l’inizio di un nuovo percorso musicale con Marco Canigiula per “Cantieri Sonori”. Cosa bolle in pentola?

Ho scritto diversi brani e alcuni sono già pronti. Per carattere tendo a non fare progetti, è più emozionante vivere il momento. Anche per Deejay On Stage è stato così: “Trastevere” non è nato in funzione della kermesse, ho partecipato e poi ho vinto. Ma è successo tutto spontaneamente, non avevo programmato le mosse. Marco è stato un po’ il mio mentore, mi ha aiutato a tirare fuori quello che sento attraverso la scrittura. Lo ha fatto senza mai giudicarmi e senza mai farmi sentire “stupido”: capita che all’inizio si pensi che le cose che scriviamo non siano all’altezza, lui mi ha aiutato tantissimo. Tra di noi c’è stata da subito una grande intesa artistica: è bello quando accade, perché il confronto arricchisce sempre.

Riccardo Manfredelli

Lucano, laureato presso l'Università degli Studi di Salerno. Giornalista pubblicista dal 10 Agosto 2020; Mi piace più ascoltare che parlare, più fare che mostrare. Nutro una passione smodata per tutto ciò che è Pop, per tutto ciò che è spettacolo. Su Zon.it scrivo principalmente di Cinema e Tv.

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