Dark Hall: quando l’orrore incontra l’arte
Nel nuovo film di Rodrigo Cortés, Dark Hall, vedremo come l’arte cela, talvolta, misteri sovrannaturali. Con la partecipazione di Annasophia Robb ed Uma Thurman
E se l’arte diventasse il mezzo per ingannare due mostri invincibili come la morte ed il tempo? Questo è il concetto di fondo della nuova opera di Rodrigo Cortés, ovvero Dark Hall. Il nuovo film, tratto da un’opera di Lois Duncan (ricordate Buffy?), si basa proprio sul rapporto tra arte e misteri sovrannaturali.
Dark Hall, diretta da Rodrigo Cortés e sceneggiata da Chris Sparling, vede come protagonista Annasophia Robb (l’adolescente Carrie in The Carrie Diaries) nelle vesti di Kit. La ragazza viene mandata, suo malgrado, alla Blackwood Boarding School, gestita dall’istrionica e misteriosa preside Madame Duret (una sempre in forma Uma Thurman).
Il film è pensato per un pubblico giovane, fresco, tale da assumere i contorni di una vera e propria “favola nera”. Sebbene Cortés cerchi di spingere la storia verso dei veri e propri contorni horror, questo non avviene mai. Ma andiamo con ordine.
L’Istituto Blackwood Per Giovani Dotate
Come già anticipato brevemente, la trama prende parte alla Blackwood Boarding School. Durante la sua permanenza nell’angosciante scuola, la protagonista Kit, orfana di padre, si rende conto che nella scuola si cela un angosciante mistero. Elemento con cui sia lei che le sue compagne dovranno obbligatoriamente confrontarsi, oltre che con l’atipico nemico: Madame Duret.
E così, tra un mistero e l’altro, tra un colpo di scena e vari momenti di tensione, la pellicola scorre abbastanza velocemente, rendendosi gradevole. In un’ora e mezza, il pubblico riesce ad entrare in empatia con le protagoniste, immergendosi in una storia che avvince.
Passo dopo passo, la trama si evolve e diventa sempre più fitta, rendendo Dark Hall un film in grado anche di sorprendere a tratti. In ogni caso, la leggerezza di fondo che Cortés riserva al lungometraggio si continua a percepire, ed è in grado di intrattenere lo spettatore.
La caratterizzazione dei personaggi
Se c’è un punto di forza in Dark Hall, questo si può trovare proprio nei suoi protagonisti, particolari all’ennesima potenza. Inutile dire che Uma Thurman è la stella polare del lungometraggio. La sua Madame Duret si diverte a scimmiottare la Eva Green di Miss Peregrine (pellicola di Tim Burton), giganteggiando e regalando al film un’ottima “villain”.
Non è da meno nemmeno AnnaSophia Robb e la sua Kit. Anche la giovane attrice riesce a fare un buon lavoro, insieme alle sue colleghe. Soprattutto, la Robb riesce a far affezionare il pubblico alla sua Kit, regalando anche ottimi primi piani che contribuiscono ad aumentare la tensione.
Anche le altre attrici, seppur giovani e meno esperte rispetto ad una colonna come Uma Thurman, non si lasciano intimidire. Infatti, trainate anche dalla prestazione della Robb, riescono a mettersi in luce e a dare un po’ di splendore a questa pellicola dalle tinte terribilmente oscure.
La prova negativa di Cortés
Se nemmeno un regista acclamato come Guillermo Del Toro non è riuscito a strafare quando si è confrontato con temi del genere in Crimson Peak, cosa c’è da aspettarsi da Rodrigo Cortés? Il regista galiziano prova a scrollarsi un po’ di polvere da dosso, ma non sempre ci riesce.
Detto del suo periodo di inattività (l’ultimo film è stato Red Light, uscito nel 2012), Cortés non riesce mai a spingere sull’acceleratore, anche per via della componente “fanciullesca” della sua opera. Tecnicamente l’opera risulta quanto mai approssimativa, con una serie di stacchi al montaggio che fanno gridare all’orrore, ma quello vero.
Naturalmente, non gli si chiedeva una prova come quella già data in Buried (grande film dal punto di vista tecnico), in quanto Dark Hall si fonda più sull’intrattenimento che sui puri tecnicismi. Spingere di più sulla componente horror, probabilmente, avrebbe regalato alla critica un po’ più di attenzione e al regista stesso un po’ più di respiro nel campo delle inquadrature e dei piani.
Il film, però, richiede una certa semplicità. E da questo punto di vista, il regista si attiene perfettamente al copione.
ARTICOLO SUCCESSIVO
7 ͣ Arte: #26 Il Dottor Stranamore – Il surreale infinitamente reale
Lascia un commento