23 Giugno 2021 - 09:30

Ddl Zan: ecco perché le rimostranze del Vaticano sono infondate

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Il Vaticano interviene a gamba tesa nella politica italiana, sulla delicata questione del Ddl Zan, ma le sue preoccupazioni si poggiano su presupposti errati

Non è la prima volta che la Chiesa si intromette nelle vicende politiche del nostro Paese. Ma questa volta la situazione è diversa: per la prima volta, il Vaticano entra a gamba tesa direttamente nel delicato iter che porta alla nascita di una legge: in questo caso, del Ddl Zan. L’Ambasciata italiana presso la Santa Sede ha ricevuto una nota formale con cui il Vaticano esprime proeccupazione circa i contenuti del Ddl Zan. Non solo, la Chiesa chiede formalmente il rispetto del Concordato firmato nel 1984 con la Repubblica Italiana. Ma le rimostranze mosse dalla Chiesa si poggiano su presupposti errati, e suonano tanto come una scusa per mettere uno sgambetto al Ddl Zan.

Secondo la Chiesa, il DDl Zan viola la libertà di pensiero dei cattolici

Stando alla nota trasmessa dalla Santa Sede all’Ambasciata italiana, il Ddl Zan violerebbe l’articolo 2 del Concordato, commi 1 e 3. Vale a dire che il disegno di legge contro l’omotransfobia lederebbe “la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” dei cattolici, e “la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale” da parte della Chiesa. Insomma, stando al Vaticano, il Ddl Zan violerebbe il prìncipio della libera Chiesa in libero Stato.

Ma le cose stanno veramente così? Ebbene, senza girarci troppo intorno, la risposta è no. Le preoccupazioni espresse dalla Chiesa si poggiano su presupposti completamente sbagliati. Tanto per cominciare, il Ddl Zan non introduce nessun nuovo reato nel nostro ordinamento, tanto meno quello di opinione. Esso si limita a modificare la c.d. Legge Mancino, che punisce la propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. La modifica estenderà il campo di applicazione della legge anche ai reati motivati dall’odio verso su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.

È bene specificarlo ancora una volta: il Ddl Zan non impedirà a nessuno di esprimere la propria opinione o le proprie idee, purché, ovviamente, ciò non avvenga per discriminare o fare del male a qualcuno. Se una persona cattolica – o di qualunque altra confessione – è convinta che l’unico matrimonio sia quello tra uomo e donna, o che l’unica famiglia sia quella “tradizionale” resterà liberissimo di dirlo in ogni luogo. L’unico vincolo è che qualunque affermazione o convincimento non debba istigare all’odio contro le persone della comunità lgbt.

Scuse puerili per perpetrare l’oscurantismo

Le preoccupazioni avanzate dalla Chiesa sono mere scuse. La verità è che ancora una volta il Vaticano tenta di arginare il progresso civico e sociale del nostro Paese, sulla base di visioni retrograde e oscurantiste. Il Ddl Zan non toglie diritti a nessuno, semmai tende una mano a chi ne ha fin troppo pochi in questo momento. In tale contesto, è vergognosa la contrarietà del Vaticano all’istituzione in Italia della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, come prevede l’art.7 del Ddl Zan. Per carità, si può essere a favore o contro questo genere di ricorrenze tutte formali, ma non si capisce come e dove vadano a ledere il diritto di espressione dei cattolici. A meno che per diritto di espressione non si intenda il dirito di insultare e discriminare ancora vergognosamente concesso a fin troppi trogloditi a piede libero.

Il Vaticano storce il naso per una ragione ben precisa: le scuole private gestite dai religiosi dovranno aderire a questa ricorrenza. E non si prende neppure la briga di dare una motivazione, se non che violerebbe il già citato articolo 2 del Concordato. Ironia della sorte, la Chiesa non poteva scegliere giorno peggiore per questa invasione di campo. Il 22 giugno del 1633 si concludeva lo storico processo a Galileo Galileo con la condanna inflitta a quest’ultimo per “veemente sospetto di eresia e con l’abiura forzata delle sue concezioni astronomiche“. Passano i secoli, ma certe cose, purtroppo, non cambieranno mai.