26 Luglio 2018 - 16:51

Decreto dignità: la mossa errata di Matteo Salvini

Matteo Salvini Forza Italia

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini si è esposto sul decreto dignità, facendo una mossa errata. E ora Giorgetti deve correre ai ripari

Si può considerare come un ulteriore mossa errata di Matteo Salvini, in questa nuova legislatura. Il ministro dell’Interno, che finora si era dimostrato molto abile come stratega politico, è inciampato sul decreto dignità. Uno sbaglio che potrebbe costargli molto caro, soprattutto a livello elettorale.

Inizialmente Salvini aveva scelto la linea del basso profilo sul decreto dignità. Strategia doppiogiochista, in modo da tener “al guinzaglio” contemporaneamente i 5 Stelle e gli imprenditori del Nord. Un piano perfetto, rovinato però da questi ultimi, che hanno fatto saltare il banco.

Infatti, la protesta degli industriali veneti costringe il segretario della Lega ad esporsi. Il tutto per non veder compromessa la “luna di miele” con un pezzo importante di elettorato, soprattutto al Nord. I segnali erano già stati poco confortanti: due settimane fa il governatore Zaia aveva riservatamente trasmesso a Roma le contestazioni che l’altro ieri sono state rese pubbliche.

Questa volta, le promesse potrebbero non bastare. Le iniziative volte ad agevolare le imprese potrebbero risultare quasi come una presa per i fondelli per gli stessi investitori. Le perplessità dei maggiorenti leghisti alle norme volute dai Cinque Stelle rimangono.

Il decreto dignità, una volta lanciato, è risuonato come una bomba ad orologeria negli ambienti leghisti. Un chiaro tentativo “grillino” di rispondere politicamente allo strapotere mediatico conquistato dal titolare dell’Interno tramite l’immigrazione. Tra l’altro, nella stessa Lega vigilava un ambiente molto ostile nei confronti di questo provvedimento, in quanto di marcata impronta sociale e molto “sindacalizzata”.

In che modo Salvini si è occupato della faccenda? In maniera molto semplice: se n’è lavato le mani. Ha scaricato la sua patata bollente nelle mani del fido assistente Giancarlo Giorgetti, che assume sempre di più il ruolo che fu di Gianni Letta nei vari governi targati Berlusconi.

Le mosse di Giorgetti

E dunque, la situazione è passata direttamente al “vate”, uomo esperto in ambito politico. L’obiettivo di Giorgetti è semplice: ridurre il danno e trasformare il “bandierone grillino” in una bandierina. Ma attutire l’impatto del decreto non è facile.

Il punto è se si andrà oltre, perché sul decreto incombe la fiducia. Inizialmente Di Maio voleva evitarla per una questione d’immagine. Il Governo, però, teme un’iter complicato e ha poco tempo per convertire il decreto in legge. E questo è un dubbio che assilla il ministro del Lavoro più di qualsiasi probabile tradimento da parte degli alleati.

Se così fosse, la soluzione metterebbe un argine anche alle perplessità leghiste. La preoccupazione che le nuove norme possano soffocare la timida ripresa e l’aumento del lavoro nero verrebbe eliminata.

A questo punto, Salvini si è dovuto, per forza di cose, esporre. Giocando una carta che forse era meglio bypassare del tutto. C’è da dire, però, che il leader leghista ora gioca sul piano del tempo. Soltanto a fine corsa si saprà se il decreto avrà impatto positivo o negativo sulle mire imprenditoriali.

E sarà meglio per lui che la cosa fallisse. Altrimenti, i voti acquistati con tanta fatica nell’elettorato “di prima classe” svanirebbero nel nulla, così, senza battere ciglio. E a quel punto sarebbero davvero dolori, per la barca “leghista”.

Ma, ora come ora, è facile compiere un’ulteriore mossa errata. A maggior ragione se il clima si fa sempre più teso e il tempo stringe. Per la prima volta, Salvini si trova davvero in difficoltà in questo Governo.

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