Un’approvazione che farà sicuramente discutere. Durante la seduta di due giorni fa, il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto Documento di Economia e Finanza (DEF) per quanto riguarda il 2023. Il Documento approvato delinea i tre principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo per il medio termine. Si tratta sostanzialmente di uno sforamento del 4,5% sul debito della pubblica amministrazione.
Nello specifico, ecco quali sono i principali obiettivi delineati dallo stesso Governo:
Nel breve termine, invece, l’applicazione interverrà soprattutto per:
Il mantenimento del deficit esistente consentirà di introdurre, attraverso un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Una strada che vorrebbe contribuire alla moderazione della crescita salariale.
Anche per il 2024, il DEF dovrebbe essere molto consistente. Le proiezioni di finanza pubblica mostrano che, preso un deficit tendenziale del 3,5 per cento, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7 per cento del PIL creerà uno “spazio di bilancio” di circa 0,2 punti di PIL. Questo sarà destinato al fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cd. ‘politiche invariate’ a decorrere dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026.
Uno spazio che sicuramente concorrerà, nel DEF, a revisionare significativamente la spesa pubblica e a una maggiore intesa tra fisco e contribuente. In detto contesto, si legge sul comunicato stampa che le previsioni di crescita del PIL del DEF risultano prudenti, intente all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità. Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il PIL è previsto crescere in termini reali dello 0,9% nel 2023, dell’1,4% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026.
Non sono poi le uniche manovre che saranno orchestrate per i capitali.
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un disegno di legge che opera interventi a sostegno della competitività dei capitali. L’articolato costituisce una riforma organica preordinata a incentivare le quotazioni in Borsa delle società, a diffondere l’azionariato nella Borsa e a sostenere le imprese che puntano a crescere e ad aumentare la propria competitività.
Il disegno di legge semplifica le procedure di ammissione alla negoziazione, riduce gli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi ed estende la classificazione di piccole e medie imprese. Si estende finanche la possibilità di accedere allo strumento “Patrimonio rilancio”, costituito da Cassa Depositi e Prestiti, alle società nate da fusioni o scissioni, bensì con bilanci certificati, e alle imprese che non abbiamo subito sanzioni o sentenze di condanna.
Un ulteriore decreto-legge approvato dal Governo nella medesima seduta reca “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”.
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