Immagine da sito ufficiale Governo
Luigi Di Maio ha una lunga serie di gaffe nella sua storia politica. L’ultima? Aver spiegato male il funzionamento dell’App Immuni che ci guiderà nella fase 2 per il contenimento dei contagi. Quando il ministro degli Esteri si addentra in una spiegazione sul funzionamento di Immuni, prendendo però una svista. “Serve a permettere a un cittadino di avere una segnalazione nel caso in cui stia per entrare a contatto con un positivo.” afferma Di Maio. Ma non è così.
Ovviamente non è questo lo scopo dell’app. Innanzitutto perché chi è positivo al Coronavirus, a prescindere dal fatto che abbia inserito su Immuni la sua condizione clinica, ha l’obbligo di stare a casa. In seconda battuta, l’app serve ad avvisare gli utenti che sono entrati a contatto nei giorni precedenti con una persona che solo a posteriori si è rivelata contagiata. Immuni, a differenza di quanto afferma il ministro degli Esteri, non è in grado di fare previsioni.
L’app sfrutta la tecnologia Bluetooth ed emette un codice identificativo anonimo che viene captato dagli altri smartphone in cui è installata la stessa app quando entrano nel raggio di azione di qualche metro. Qualora uno di quegli utenti scoprisse nei giorni successivi di essere positivo al Coronavirus, l’app segnalerà a tutte le persone entrate in contatto con lui della situazione. In automatico la persona potrà provvedere a richiedere un tampone per verificare di aver contratto il virus.
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