Politica

Di Maio, errore fidarci dei parlamentari morosi

Luigi Di Maio torna sulla vicenda Rimborsopoli che ha colpito il Movimento 5 Stelle, utilizzando il fondo per le PMI come contraltare

Si aggirerebbe sugli 800 mila euro divisi tra 8 parlamentari morosi il bilancio complessivo dello scandalo di Rimborsopoli, che ha colpito il Movimento 5 Stelle negli ultimi giorni. A ciò si è aggiunto l’addio dell’europarlamentare David Borrelli, ex vice capogruppo e socio della piattaforma Rousseau. “Ho sbagliato a fidarmi, rimedierò” dichiara Di Maio, “chi non ha mantenuto le promesse si autoesclude dal M5S“. I coinvolti sembrerebbero essere Ivan Della Valle, che non avrebbe donato per circa 270mila euro; Girolamo Pisano, 200mila euro; Maurizio Buccarella, con arretrati per 137mila euro; Carlo Martelli con 81mila euro di ammanco; Elisa Bulgarelli che non ha versato 43mila euro; Andrea Cecconi per altri 28mila euro, Silvia Benedetti per circa 23mila ed Emanuele Cozzolino che chiude con circa 13mila euro. Rimane ancora incerta la situazione di Giulia Sarti, che nei giorni scorsi ha cercato di individuare il colpevole della vicenda bonifici in un suo collaboratore. Di Maio prova quindi a spostare l’attenzione verso le donazioni fatte da alcuni parlamentari grillini al fondo pubblico per i crediti alle Pmi e per l’ammortamento del debito pubblico, certificati oggi che il Ministero dell’Economia. “Per quanto mi riguarda si apre la settimana dell’orgoglio Cinquestelle” esulta Di Maio. “Dimostreremo che siamo l’unica forza politica della storia che ha tagliato per 23 milioni di euro gli stipendi dei parlamentari” è il mantra ripetuto più volte. Nel frattempo, la vicenda ha ovviamente attirato lo stigma degli altri leader politici. Matteo Renzi ha definito Di Maio “il capo degli impresentabili” e ha rincarato: “Hai chiesto un confronto tv tre mesi fa. Adesso accetti la sfida o revochi anche questa come fosse un bonifico qualsiasi?“; Salvini ironizza: “Il Movimento che grida onestà sta passando queste ore cercando gli scontrini dei bar, dei ristoranti e degli alberghi. Ma ognuno passa il tempo come ritiene…“. Infine, un Berlusconi al vetriolo: “Pensare che un ragazzo di 31 anni che non ha mai lavorato possa prendere in mano il governo del paese, è una barzelletta“.
Luigi Daniele

Nato nel 1990, ha studiato Filosofia tra Italia e Germania; si occupa di politica, cronaca e sport.

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