19 Aprile 2019 - 13:00

Di Maio-Salvini: l’inutile “teatrino delle marionette” del Governo

Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ogni giorno che passa, tendono sempre di più il proprio filo. Nel frattempo, però, a rimetterci è la stessa Italia

Uno scontro che nemmeno nei peggiori reality show. A questo punto, è lecito chiedersi come abbiano fatto, questi due, a trovare un’intesa e un accordo in grado di permettergli di governare insieme. Sì, stiamo parlando sempre dei soliti due: Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Il fuoco incrociato tra Movimento 5 Stelle e Lega è ormai cosa quotidiana, e trova nei due leader il suo sfogo definitivo.
Anche oggi la Lega minaccia di far cadere il Governo. Lo aveva già fatto con la Tav. Sembra ci siano persino contatti in corso con Berlusconi per fare un altro esecutivo. Sono pieni i giornali di queste ricostruzioni e lo trovo gravissimo. Sono davvero sbalordito. Trovo grave che si prenda sempre la palla al balzo per minacciare di buttare via tutto. Ma dov’è il senso di responsabilità verso i cittadini? Dove è la voglia di cambiare davvero le cose, di continuare un percorso, di migliorare il Paese come abbiamo scritto nel contratto?” ha dichiarato Di Maio.

A poco tempo di distanza, arriva la replica, come sempre piccata, del ministro dell’Interno Salvini: “Macché crisi di Governo! La Lega vuole solo governare bene e a lungo nell’interesse degli Italiani, la crisi di Governo è solo nella testa di Di Maio che farebbe bene a non parlare di porti aperti per gli immigrati e a controllare che il reddito di cittadinanza non finisca a furbetti, delinquenti ed ex terroristi. Non c’è stato alcun contatto con Forza Italia, a differenza dei 5 Stelle che spesso sembrano andare d’accordo con il PD.

Per non mettere in panchina un loro sottosegretario indagato per corruzione, sono pronti a far saltare tutto e a tornare con Berlusconi. Questo è il valore che danno all’Italia?” ha poi dichiarato il pentastellato.

Il caos

Purtroppo (o forse per fortuna) tutto ciò che era stato pronosticato nei mesi scorsi si è avverato. Movimento 5 Stelle e Lega sono ormai sul fronte di guerra, in barba a tutti coloro che credevano che due anime così profondamente diverse potessero governare il Paese. Di Maio e il suo fedele amicone Salvini sono sul piede di guerra, decisi da una parte a porre fine al Governo per esigenze elettorali, dall’altra a non vivere più alle dipendenze l’uno dell’altro.

In questo scenario a dir poco disarmante, quasi post-apocalittico, il fatto scatenante è stato il giusto ritiro delle deleghe, da parte di Toninelli, nei confronti di Armando Siri, sottosegretario leghista ai Trasporti. In effetti, andando per bene a scavare nelle ragioni del gesto, si scoprirà come i 5 Stelle abbiano semplicemente adempiuto ai propri principi giustizialisti. Coloro che, invece, sono contravvenuti alle regole sono gli adepti del leader leghista.

In questo inutile teatrino delle marionette, intanto, chi paga è, come al solito, l’Italia. Infatti, l’essere in ritardo su tutti i provvedimenti legislativi promessi (per esempio, solo ieri è stato finalmente approvato il decreto sanità e lo sblocca-cantieri) non giova a favore della nazione. C’è chi pensa che la nazione sia solamente un territorio elettorale da cui poter attingere sia un lauto compenso che i propri consensi elettorali. C’è, invece, anche chi pensa che le cose si debbano fare, per far sì che l’Italia non sia più lo zimbello d’Europa.

Se da una parte, quindi, Salvini sta preparando il suo ennesimo terreno di caccia per le Elezioni Europee, da buon politico qual è, Di Maio si sta dannando l’anima per fare qualcosa per l’Italia. Peccato che, nel frattempo, la folla sia in visibilio per il primo e non per il secondo.