1 Febbraio 2020 - 08:00

Diamanti Grezzi: i Safdie e la lezione di cinema totale

Uncut Gems Diamanti Grezzi

Con Diamanti Grezzi, i Safdie creano un’opera fatta di scrittura, coinvolgente e trascinante. Sugli scudi, la verve di un Adam Sandler magnifico

Un tipo di cinema diverso, indipendente, non del tutto etichettabile, se non con l’appellativo “unico“. Questo sono riusciti a creare i fratelli Josh e Benny Safdie, due registi in erba che si sono imposti al grande pubblico grazie alla loro apprezzata opera Good Time, con un Robert Pattinson in grande forma. Giovani, freschi, eppure già con delle geometrie precise, delle storie fulminanti che colpiscono per la loro collocazione sociale precisa e per la loro urgenza di trasmettere messaggi. Tra queste vi è anche Diamanti Grezzi.

Da ex-documentaristi quali sono, di certo non abbandonano il proprio tocco nemmeno quando “madre Netflix” glielo chiede. Quello dei Safdie è cinema colto, a cui vengono aggiunti sempre tocchi pop per non deludere nemmeno il pubblico e per essere accessibile sulla scena. Il loro cinema è fatto di persone, di dialoghi, di comportamenti, ma soprattutto di uomini. Uomini sempre in fuga da qualcosa, sempre costretti a fare i conti con la propria realtà di vita, immersi a pieno nelle proprie demoniache convinzioni dal quale cercano di uscire, ma da cui non riescono a farlo.

Diamanti Grezzi non sfugge di certo a questa regola. I loro drammi sono chirurgici, progettati apposta per intrattenere da un lato e opprimere dall’altro. La parabola a cui assistiamo è una lenta agonia, di cui noi non ci accorgiamo di essere partecipi, ma che ci investe a pieno. Il cinema dei Safdie è totale, attinge a piene mani da stili e autori diversissimi tra di loro, che miscelati diventano una bolgia esplosiva. Realistico fino al midollo, racconta di carni, più che di corpi stessi.

Ma scopriamo meglio di cosa tratta questa nuova opera.

Il Dio denaro

Diamanti Grezzi è la storia di una vita umana bruciata a fuoco lento. Nello specifico, quella di Howard Ratner (Adam Sandler), gioielliere ebreo di 48 anni che ha appena scoperto di avere un polipo al colon. Ma la sua vita non si ferma: tra fornitori, clienti, malavitosi e sportivi, trascurando la famiglia, è sempre alla ricerca dell’affare.

Ma Howard ha anche dei debiti da saldare. Nella fattispecie, con suo cognato Arno (Eric Bogosian), a cui deve 100mila dollari presi in prestito per il suo grande vizio: le scommesse. Gli scagnozzi di Arno lo perseguitano, ma col contante che riesce a racimolare, Howard scommette ancora, non ne può fare a meno.

Nel frattempo, però, sta per chiudere il più grande affare della sua vita: la vendita di un opale grezzo dall’Etiopia, con cui conta di ricevere almeno un milione di dollari. Il suo piano va in fumo quando si intromette Kevin Garnett, giocatore di NBA dei Boston Celtics, a cui l’opale viene dato in prestito e che non restituisce la preziosa pietra in tempo. Da lì in poi, la vita di Howard diventerà un inferno, da cui risulterà impossibile scappare.

Il ritmo serratissimo di un’opera sinestetica

Diamanti Grezzi è cinema sensoriale, sinestetico, a tratti anche documentaristico. Ce ne accorgiamo già dalla colonna sonora synth-pop, dal ritmo frenetico del montaggio, dai guizzi veloci, rapidi, e dalle “corse” di Adam Sandler già nei primi minuti. Un film che va veloce, serrato, con dialoghi taglienti. Allo stesso tempo, però, porta avanti egregiamente la narrazione e approfondisce l’introspezione dei suoi personaggi affidandosi al potere della parola, significativo più che mai.

La scrittura dei Safdie è meravigliosa. I due fratelli coniugano comicità sopra le righe” ad un registro tipico del crime più moderno, restituendo una vicenda di puro realismo ed attualità. I loro sono personaggi tormentati, claustrofobici, perfetti prodotti di una società avvezza ormai solamente al materialismo e che lascia da parte gli affetti.

Facile, per lo spettatore, dunque, immedesimarsi nel “pietismo” da voltagabbana di un Adam Sandler semplicemente gigantesco. L’attore offre la sua miglior prestazione di sempre (insieme ad Ubriaco D’Amore), immettendo note grottesche in un personaggio drammatico come Howard Ratner, capace di suscitare pietà in uno sguardo, ma allo stesso tempo quasi ribrezzo. Insomma, Sandler dimostra ancora una volta di essere un attore sottovalutatissimo, che merita molto di più dei soliti ruoli “da commedia” che gli sono riservati abitualmente.

La lezione di cinema dei Safdie

Tecnicamente, Diamanti Grezzi è una vera gemma. Non bastasse per la fotografia ammaliante (condita anche da neon fluo), quanto per la regia perfetta per il contesto. I Safdie girano in modo tagliente e allo stesso tempo opprimente, tratteggiano spazi angusti, stretti con un ritmo travolgente, tale da far mancare il respiro a noi e al nostro protagonista. La macchina da presa si fonde con la penna, strumento per la costruzione della sceneggiatura, in tutto e per tutto, con cura perfetta degli spazi interni ed esterni.

Il montaggio è come al solito ottimo, azzecca tutti i tempi a mo’ di rigore bressoniano“, si sofferma quando il film diventa introspettivo e velocizza nelle scene d’azione, fino ad esplodere nei minuti finali. Ciò ci porta a vivere le vicende di Howard con palpitante tensione per ben due ore e un quarto, in un’escalation di violenza che sfocia poi in un finale amarissimo, ma perfetto.

Non ci sono mai vincitori, nel cinema dei Safdie. C’è la voglia di raccontare storie reali e comuni di uomini che vorrebbero uscire dalle proprie prigioni sociali. Ma che affrontano tutti i rischi presenti ad ogni angolo che queste svolte possono comportare. Uomini che vivono al limite, che giocano sempre d’azzardo convinti che la fortuna li baci in maniera ininterrotta, sperando in una riscossa che poi puntualmente non arriva. E che, anzi, alla fine gli presenta anche un conto salatissimo (quello sì) da pagare.

Quella dei Safdie si conferma un’opera viscerale e asfissiante, fatta di carni, di sentimenti repressi e di una continua fuga dall’inevitabile. Una ricerca della libertà troppo bella, per essere raggiungibile o vera. E, parlando con il cuore in mano, sembra vergognosamente impossibile che l’Academy abbia deciso di snobbare questo gioiello, questo “diamante grezzo”. Per fortuna, però, è sempre reperibile su Netflix. E fatevi questo enorme favore: recuperatelo.