Il 30 ottobre è il secondo giorno di Natale per l’Argentina e per la città di Napoli. In quel giorno del 1960 nasceva Diego Armando Maradona, uno dei calciatori più forti della storia della palla rotonda e che nella vita ha saputo distinguersi nel bene e nel male.
Il Pibe de Oro, nella sua carriera, ha disputato 588 partite in carriera e segnato 312 gol con le maglie di Argentinos Juniors, Boca Juniors, Barcellona, Napoli, Siviglia e Newell’s Old Boys dal 1976 al 1998.
La svolta della sua carriera avviene nel 1986 quando vince il Mondiale con la sua Argentina in Messico e l’anno successivo trova la gloria, portando Napoli sul tetto d’Italia. I partenopei qualche anno dopo concederanno il bis in campionato e vinceranno anche la Coppa Uefa nel 1988.
Però la sua carriera ha vissuto anche momenti negativi: l’addio alla città di Napoli nel 1990 dopo la squalifica per doping, la sospensione dal Mondiale Usa ’94 dopo la partita contro la Nigeria e il collasso che gli stava per costare la vita nel 2004, a causa di un crisi ipertensiva dovuta a un’overdose di cocaina. Problemi da cui il fuoriclasse argentino ne è sempre uscito ma con grandi difficoltà.
Il Diego allenatore, invece, non ha avuto le stesse fortune di quello calciatore. L’avventura più importante è sicuramente quella da ct dell’Argentina: nel 2010 arrivò fino ai quarti di finale, salvo poi uscire sconfitto per 4-0 dalla Germania. Attualmente è l’allenatore dei Dorados in Messico.
Le sue magie hanno fatto stropicciare gli occhi a miliardi di appassionati di calcio. Indimenticabile il suo gol siglato all’Inghilterra nell’1986, che lo ha incoronato come la “Mano de Dios”. Il suo paragone con Pelé è ancora attuale, così come quello su chi sia il più forte di tutti i tempi in Argentina con Lionel Messi. Quello su cui si discute è che uno dei talenti più forti della storia del calcio.
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