Diego Armando Maradona, l’eroe dei sognatori e la leggenda dell’immenso
Ci lascia Diego Armando Maradona, il più grande calciatore di tutti i tempi, a sessant’anni e all’improvviso. Un’icona, un mito globale tra calcio e rivoluzione
Pelusa, El Diez, El Pibe de Oro, Il Dio del calcio. Diego Armando Maradona, l’uomo del destino che a sei anni predisse il futuro, quel ragazzino che sognava di vincere un mondiale con l’Argentina. La Coppa la alzò. Ed entrò nella storia. La rivoluzione del calcio, Diego ha segnato un’epoca. Esiste da sempre un prima e un dopo Maradona. Perché con il pallone tra i piedi realizzava sogni, creava cose mai viste su un campo di calcio, a sedici anni come a trenta. Talento puro, innato, geniale. Il gol del siglo e la mano de Dios. Controlli e tocchi perfetti, passi di tango, decisi. Saltelli, scatti, sterzate, serpentine. È giocoliere, funambolo e spadaccino.
Diego è l’essenza del calcio, con lui tutto era possibile. Sul tetto del Mondo da solo a trascinare una Nazione, il miracolo di Napoli, gli anni d’oro di Coppe e Scudetti. Una città e il suo condottiero. Il bis mondiale sfiorato, in Italia. Poi le squalifiche per cocaina ed efedrina e il ritorno al Boca, in patria. Sempre da capitano coraggioso, uomo squadra buono e generoso coi compagni, stimato ed elogiato dagli avversari.
Maradona è bello e dannato, un uomo sospeso tra vizi eccessivi e nobili virtù, spettacolo e verità. Divinità terrena, santo pagano. Leader amato e carismatico, in difesa dei più deboli, dalla parte di quelli sporchi. Contro i poteri forti. Non hai bisogno di sapere di calcio per conoscere Maradona. È un’icona, mito immortale, eroe del riscatto, sempre schierato, perfino cercato dai potenti, lui che ha avuto il debole per i rivoluzionari e le rivoluzioni, perché Diego ha strappato sempre un sorriso e la sua immagine vuol dire consensi.
Poi il lato buio, l’uomo discusso e le scelte ancor più discutibili. I tormenti, il male di vivere. Le continue cadute e le risalite. L’alcol, la droga e la morte già dribblata un paio di volte.
La paura, che sembrava superata. La notizia, improvvisa e lacerante, ha colpito ovunque, in ogni angolo. A sessant’anni, se ne va Diego Armando Maradona, eterno ragazzino, fragile prima, spudorato poi. Un campione unico, umile e geniale, un uomo fuori dal comune sregolato ed eccessivo.
A muso duro contro il sistema dell’apparenza, idolo dell’essere. L’essere per spiccare il volo.
La forza, il coraggio, la perseveranza. Che quando rincorri un sogno puoi arrivare a toccarlo, come quel bambino di Villa Fiorito. Maradona ci ha insegnato che la libertà ti rende invincibile ma anche profondamente fragile. Passionale e intenso. Come è stata la sua strada di libertà, dell’uomo e del calciatore. Un po’ si piega, ma non si spezza mai. Perché il coraggio di Diego, il coraggio dell’essere, la sua rivoluzione, ci racconta di bellezza e debolezza.
Diego è l’eroe dei sognatori, resta una speranza, un colore acceso. Diego è una storia incredibile da leggere e raccontare continuamente. Nei media, al cinema, in una immensa bibliografia. È materia di studio, è Storia e Sociologia. ‘Alegria del pueblo’, idolatrato da tutti e in ogni parte del globo. Col pallone tra i piedi e il sorriso. Il Mondo, lo sport, il calcio, salutano Il re, il Dio del calcio, la leggenda vivente. Con gli onori dovuti ai grandi eroi.
Diego non finirà mai e come lui nessuno sarà mai. Hasta siempre Diego.
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