12 Novembre 2018 - 19:04

Doctor Who 11×03/04 – L’umanità in tutte le sue forme

Doctor Who

Il Dottore ci regala tre episodi molto diversi tra loro ma accomunati dall’esigenza di mostrare, come sempre, le meravigliose sfumature del genere umano

Rosa e Arachnids in UK sono episodi molto diversi per quanto riguarda trama e ambientazione, ma ciò che accomuna queste due storie è l’eterno intento, da parte della più longeva serie della storia, di analizzare l’uomo in tutta la sua complessità.

Rosa: connubio tra un glorioso passato ed un innovativo futuro

Il terzo episodio della rivoluzionaria undicesima stagione di Doctor Who ci mostra una storia che sa di serial anni ’80, del puro Doctor Who istruttivo che tanto aveva avuto successo agli albori della serie, attuando una rielaborazione che rimodula le caratteristiche di uno show che tanto è cambiato ma che continua ad avere successo proprio grazie al suo non dimenticare mai il passato.

Partiamo dalla magica fotografia: ricreare l’America della segregazione razziale degli anni ’50 non era affatto compito facile, eppure questo episodio rappresenta una gioia per gli occhi. Certo, non siamo più di fronte ad una serie a basso budget come quella del 2005, questo va considerato, eppure non sono gli effetti visivi quelli che rendono questo terzo appuntamento uno dei più riusciti di quest’annata, ma proprio l’atmosfera che si respira per tutti e cinquanta i minuti, che rendono questa puntata al pari di una pellicola cinematografica di base storica.

Pochi sono gli elementi che rendono ‘Rose’ una storia in linea con le trame fantascentifiche su cui Doctor Who si basa solitamente e, anche quando questi appaiono, lo fanno solo per creare un pretesto.

Krasko, il viaggiatore nel tempo villain dell’episodio, è un personaggio bidimensionale, privo di appeal e di una motivazione valida e solida: sembra quasi, appunto, che l’obbiettivo di Chibnall e Blackman (nuovo showrunner della serie e sceneggiatrice alla sua prima esperienza nella serie) fosse quello di mostrarci questo personaggio solo per incrementare la tematica incentrata sul razzismo.

Questa scelta risulta azzeccata e conforme con la vicenda storica presentata, eppure le informazioni che ci vengono fornite dal personaggio ci permettono di cogliere riferimenti ad eventi e luoghi del passato che, di conseguenza, proiettano la vicenda in una trama più ampia, quella che pian piano si sta rivelando come una complessa ed articolata story arc.

Il riferimento a River Song e alla prigione in cui ha trascorso svariati anni a causa dell’omicidio del Dottore e, soprattutto, il fatto che Krasko avesse acquistato il vortex manipulator proprio lì, ci fa pensare ad un potenziale ritorno del personaggio.

Ma la vera protagonista è proprio colei che a cui è dedicato il titolo dell’episodio, la rivoluzionaria figura di Rosa Parks.

Complice la meravigliosa performance messa in atto da Vinette Robinson (già apparsa in Doctor Who in un episodio della terza stagione, 42, non a caso scritto dal nuovo showrunner), il personaggio di Rosa viene tratteggiato, storicamente parlando, in maniera impeccabile, con la relazione che si crea con il personaggio di Ryan  che intriga ed emoziona.

Complice un finale commovente ed una trama semplice ma perfettamente incastrata con il contesto descritto, questa 11×03 è indubbiamente uno degli episodi più riusciti e tra gli episodi storici più memorabili degli ultimi anni. 

Arachnids in UK: la formazione del Team TARDIS

Al di là della trama, fantascientifica nel senso più classico del termine, ciò che di questa puntata colpisce maggiormente è l’evoluzione delle dinamiche relazionali tra i nuovi membri di quello che, all’interno dell’episodio viene definito come “Team TARDIS”.

Il ritorno del personaggio di Grace, molto amato nella premiere e rappresentato in maniera perfetta in questo quarto episodio che sancisce il vero e proprio inizio dei viaggi dei nuovi companions, conferisce grande realismo al dolore provato da Graham dopo la perdita dell’amore della sua vita.

Conosciamo, inoltre, la famiglia di Yaz, il personaggio fino a questo punto meno approfondito tra i tre: siamo di fronte ad una famiglia perfettamente normale, con problemi usuali e dinamiche che ricordano l’era Davies.

Najia (madre di Yaz) è quella che veniamo a conoscere meglio e, nonostante le poche pennellate col quale Chibnall dipinge il suo carattere, queste bastano per cogliere la sua apertura nei confronti soprattutto della sessualità della figlia; divertono e fanno riflettere, infatti, i siparietti in cui chiede prima al Dottore (adesso donna) e poi a Ryan la donna chiede se si stiano frequentando con la figlia.

Il tema della politica, così lineare e terribile al tempo stesso, servono a conferire attualità e un messaggio chiaro per tutti: i ragni, in fondo, rappresentano la paura verso ciò che non conosciamo, forse il modo migliore per descrivere ciò che avviene psicologicamente nella mente dei razzisti.

In questo modo, Chibnall chiarisce quanto importante sia per lui questo tema, inserendo il razzismo e la paura di ciò che non conosciamo un po’ in tutti i suoi episodi.

Il Tredicesimo Dottore, mai come in questo episodio, si mostra come la perfetta evoluzione di quello interpretato da Peter Capaldi: la sua titubanza nel chiedere ai suoi nuovi amici di intraprendere altre avventure con lei e, soprattutto, l’avvertire che quando e se torneranno, non saranno più gli stessi, ci fa capire quanto questi sia provato dalle esperienze passate.

Dopo essere caduto, dopo aver pensato di non rigenerarsi mai più e di concludere la sua vita, la decisione di ricominciare daccapo comporta dei rischi ai quali il Dottore non vuole più andare incontro. Il Team TARDIS si è quindi formato, ma è perfettamente conscio dei pericoli a cui andrà incontro e dell’esigenza che, nonostante le possibili sofferenze, la necessità di viaggiare per il tempo e per lo spazio superi ogni ipotetico ostacolo.

Conclusioni

11×03 e 11×04 rappresentano due tentativi di svecchiare una serie TV che presenta cinquantaquattro anni di storia, proprio aggiornando ai nostri tempi quelli che erano gli intenti della serie ai suoi albori: intrattenere, insegnare e mostrarci uno sci-fi semplice ma ricco di spunti di riflessione.