Drone militare caduto in Somalia
L’uso di droni in ambiente di guerra non è una novità, ma il drone caduto in Somalia mostra a tutti come la tecnologia militare sia ben più sofisticata di quanto ci attendessimo
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L’uso di droni militare in ambienti di guerra è cosa nota, spesso invisibili ad occhio nudo sorvolano le aree ritenute calde e sensibili.
Quello che sorprende, però, è come sia fatto un drone militare.
Caduto a Mogadiscio, in Somalia, l’apparecchio militare appare più come un uccello, che come un drone che avremmo potuto immaginare. Caduto il primo maggio, secondo alcune testate giornalistiche locali, questo drone apparterrebbe al NISA (Agenzia di Intelligence e Sicurezza Nazionale della Somalia).
Notizie più dettagliate mancano, ma sorge spontaneo domandarsi quanti di questi velivoli siano all’opera, quanti ne siano stati adottati e per quale scopo, nonché resta misterioso il motivo della caduta.
Dal punto di vista tecnologico il drone precipitato a Mogadiscio è piuttosto singolare. Non solo ha l’aspetto di un volatile, ma è dotato anche di due ali semoventi, alimentate dai propulsori equipaggiati sul drone. Un esempio perfetto di sorveglianza robotica, quasi del tutto invisibile, grazie alle “doti mimetiche” che il drone ha.
Robot simili sono stati avvistati nel parco armamenti della US Army Special Operation Command, lanciati in volo da speciali cannoni e capaci di simulare il volo degli uccelli con ali sintetiche e mobili. La scelta di adottare tecnologie simili al movimento naturale degli uccelli appare quasi ovvia: sono queste creature da prendere ad esempio, dominando i cieli da tempo immemore e capaci di volare per tempi lunghissimi.
Non meno rilevante è la capacità mimetica di droni di questo tipo, celati e quindi invisibili all’occhio umano, nonché spesso inimmaginabili.
È pur vero che, in ambito militare, è risaputa l’esistenza di diversi droni, simili a millepiedi, mosche e altre creature presenti in natura, perfettamente mimetici.
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