Un disastro. Un notevole e già preannunciato disastro. Questo ha rappresentato per Luigi Di Maio e compagni le Elezioni Europee. Infatti, il Movimento 5 Stelle è stato incredibilmente ridimensionato e ha subito un tracollo, una mazzata assolutamente incredibile. Infatti, oltre all’ondata leghista (Matteo Salvini prende il 34%), ha dovuto subire un altro incredibile affronto. Il PD tanto odiato, infatti, a guida Zingaretti, instauratasi da poco tempo, gli ha scippato da mano il tanto agognato secondo posto con il 22,7%.
Tutte le impressioni, quindi, danno un Movimento 5 Stelle e un Luigi Di Maio pronto al canto del cigno. Questo, però, dà un segnale significativo anche per il Governo. In questo momento, è lui a dover scendere a compromessi nei confronti del ministro dell’Interno. Attualmente, tutte le scelte fatte finora, l’alleanza duopolistica con la Lega gli si sta ritorcendo enormemente contro. E nel partito cominciano già le prime lamentele, a partire dall’alleanza davvero assurda perpetrata per le Elezioni Europee.
Già dal principio si poteva capire che sarebbe stata una disfatta clamorosa. E non è “colpa dell’astensione, soprattutto al Sud“, come ha voluto dire il capo politico per mettere una pezza. No. Il più grande danno lo ha fatto lui, mettendosi una “serpe” come Matteo Salvini in casa che, pian piano, ne ha succhiato via l’anima. Successivamente, come se non bastasse, dal punto di vista europeo ha scelto di puntare sulla propria forza. Ma questo potrebbe andar bene per un partito “personale” come Forza Italia o come la stessa Lega, che hanno due mattatori come Salvini e Berlusconi.
Non per l’anima perlopiù pluralista e democratica dello stesso Movimento. Ma non c’è solo questo motivo alla base di questa “cronaca di un flop annunciato“, parafrasando Marquez.
Già, perché Luigi Di Maio ha deciso di darsi la zappa sui piedi, ancora di più. Oltre a trovare delle alleanze solamente un mese prima del voto ufficiale per le Elezioni Europee, le ha trovate anche nei rami più deboli del Parlamento Europeo. Infatti, i gruppi di alternativa come Kukiz’15 e Živi Zid hanno davvero pochissimo appeal, se paragonati a partner come Nigel Farage (che ha fatto il botto in Europa con il suo UKIP) o come Viktor Orban, ancora una volta primo in Ungheria.
Non una riflessione, finora, né una presa di coscienza né alcun genere di autocritica. Non si sa effettivamente di chi sia causa questa incredibile disfatta (almeno secondo Di Maio). Ed è proprio questo il punto: nessuno ammette di aver sbagliato. Si pensa solamente ad andare avanti, incoscientemente. Se Di Maio fosse effettivamente un buon leader, darebbe subito le dimissioni, senza colpo ferire. Continuare nella stessa direzione sarebbe una strategia assolutamente suicida.
Grazie alle mosse dell’abilissimo leader, che ha dimostrato ancora una volta la sua scaltrezza, il Movimento 5 Stelle è destinato ad un’implosione totale e ad una lenta caduta. La speranza, forse l’unica speranza per salvare la faccia e il partito, è che Di Maio si sia accorto che non è più cosa sua e che lasci perdere definitivamente la guida del partito. Nella sua gestione, si è avuto il massimo boom e il massimo declino. Tutto porterebbe a pensare ad una gestione “agrodolce“, che senza mezze misure è stata caratterizzata da un buon inizio ma da una pessima riuscita.
La stessa parabola che ha coinvolto l’avversario tanto sgradito. Sì, proprio quel Matteo Renzi che lo stesso Movimento attaccava a spada tratta e di cui denunciava la cattivissima gestione del Paese. Un anno dopo, la situazione è la stessa, ma i soggetti sono cambiati. Ora è il Movimento 5 Stelle a trovarsi con l’acqua alla gola, e sta già (lentamente) affogando.
Gigino, lascia perdere.
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