12 Ottobre 2021 - 12:07

Eugenio Montale, oggi i 125 anni dalla nascita

montale

Il 12 ottobre 1896 nacqua a Milano uno dei più grandi e citati poeti e scrittori della letteratura italiana, Eugenio Montale

Eugenio Montale, protagonista indiscusso del panorama letterario del novecento italiano, avrebbe oggi festeggiato i suoi 125 anni. Nel lontano 1896, a Genova, nacque quello a cui, dopo molti anni, sarebbe stato insignito del Premio Nobel per la letteratura. Nelle sue opere, l’introspezione per un io spesso travagliato, tra paure e attese, pur volgendo sempre un occhio alla contemporaneità dell’Italia, alle prese con periodi tutt’altro che semplici. Nel 1915, pur conseguendo il diploma di ragioneria, coltiva interessi letterari frequentando le biblioteche genovesi ed assistendo a lezioni universitarie di filosofia insieme alla sorelle Marianna, iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia.

Nonostante una salute precaria, dopo quattro visite Eugenio Montale viene dichiarato idoneo e spedito al fronte. Prende così piede una delle esperienze più segnanti per l’animo da poeta che ben presto sboccerà. Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Nello stesso anno viene pubblicata la prima, nonché la più famosa, raccolta poetica di Montale: bbb.

Dopo un primo soggiorno a Firenze, nel 1948 si trasferisce a Milano dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Diventa redattore del Corriere della Sera occupandosi di teatro e critica musicale. Nel 1962 a Montereggi, presso Fiesole, sposa con rito religioso Drusilla Tanzi, di dieci anni più anziana di lui, con cui conviveva dal 1939. La Tanzi morirà lo stesso anno a causa di complicanze postume alla rottura accidentale di un femore.

Proprio alla moglie, Montale dedicò una serie di opere. Una tra tutte, scritta dopo la sua morte, è un inno all’amore, quell’amore che va oltre l’eterno addio. Si tratta della poesia n. 5 Xenia II, poi inserita in Satura:

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

La poesia è un nostalgico discorso con la defunta moglie. Si basa sull’iperbole “almeno un milione di scale“, simbolo dell’abitudinarietà del gesto e degli innumerevoli anni trascorsi insieme. Simbolo anche di complicità e della paura del domani, senza il sostegno vicendevole di cui è stata pregna lo vita insieme.

Gli ultimi anni

Nel 1975 ricevette il premio Nobel per la letteratura “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni“. Eugenio Montale morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi derivati da una vasculopatia cerebrale