Screenshot da Youtube
Mentre il Premier italiano Giuseppe Conte si trova a Taranto, per ascoltare e provare ad accogliere le istanze degli operai dell’ex Ilva, a Roma si infiamma il dibattito all’indomani della decisione di ArcelorMittal di sfilarsi dal contratto firmato appena un anno fa. E se alcuni esponenti della maggioranza giallo-rossa spingono perchè la più grande acciaieria d’Europa venga nazionalizzata, a questa ipotesi si oppone con fermezza il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, per il quale l’unica strada percorribile è che il colosso franco-indiano rispetti gli impegni presi, e attui le politiche produttive e ambientali promesse.
Da ArcelorMittal respingono le accuse di inadempienza di Gualtieri e si dichiarano disponibili a trattare “solo se l’Italia farà proposte ragionevoli”. Così ecco sul tavolo una revisione degli accordi (che dovrebbe essere discussa lunedì a Palazzo Chigi da Conte e i vertici del colosso): il nostro esecutivo apre alla possibilità esuberi (“ma non cinquemila”) e ad una revisione al ribasso dei piani di produzione dell’acciaio.
Meno tranquilla la strada verso l’inserimento nel contratto del cosiddetto scudo penale: se Pd e Italia Viva si dichiarano favorevoli, sembra inamovibile invece Di Maio per il quale questa misura sarebbe “un problema per la maggioranza” e per il suo Movimento, all’interno del quale sul tema serpeggiano evidenti malumori.
Esclusa la possibilità della nazionalizzazione e nel caso in cui non si riesca a trovare un accordo tra il nostro esecutivo e Arcelor, gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure verrebbero commissariati in attesa di una nuova gara d’appalto.
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