Festa della donna: tutte le canzoni più singolari da ascoltare l’8 marzo
Festa della donna: ecco tutte le canzoni più singolari da ascoltare l’8 marzo per diventare le eterne dominatrici di sé stesse
La festa della donna è arrivata e ha portato con sé un’aura di magia, di speranza, di fierezza e di dolcezza. Durante questa splendida giornata, tra mimose, femminilità e tenerezza, non possono mancare le giuste canzoni. Dunque, che cosa stiamo aspettando? Ecco a voi, di seguito, tutte le canzoni da dover ascoltare necessariamente durante queste ore.
Giovanna d’Arco-Fabrizio De Andrè
Giovanna d’Arco è la traduzione/adattamento della canzone di Cohen dedicata alla famosa eroina nazionale francese, Jehanne D’Arc. Leonard Cohen ha spiegato che Joan of Arc nacque per una cantante tedesca nei confronti della quale nutriva una fortissima passione non corrisposta. Si trattava di Nico, nome d’arte della famosa Christa Paffgen. Cantante e modella, la giovane collaborava con i Velvet Underground. Per Cohen, che l’amava da morire, si trattava della donna più bella del mondo e per lei scrisse ben tre canzoni: The Jewels In Your Shoulder, The Bells e la sopracitata Joan of Arc. Leonard Cohen racconta la vicenda di Giovanna d’Arco alla fine della sua vita, ormai sul rogo, in punto di morte. La rivoluzionaria era, ormai, sola: era diventata uno straccio inutile per le persone che aveva aiutato, era stata venduta agli inglesi per diecimila franchi per poi essere processata e condotta a morte. Coehn umanizza la figura della pulzella d’Orléans. Le dedica, infatti,dei versi ricchi di puro ed eterno candore interiore:
“Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria del suo sguardo raggiante,
anche io vorrei dare luce ed amore
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante?”
Il fuoco, in questo caos, viene visto come l’eterno marito di una donna che ha lottato con le unghie e con i denti per concretizzare i propri ideali. Vi è una danza sinergica tra le fiamme e l’anima femminea dell’eroina. Tutto ricorda la Guerra dei Cent’anni, la grinta infaticabile di una persona che rimarrà incisa per sempre nella storia, marchiata come eretica indomabile, come leonessa inestricabile, come fiera dominatrice di sé stessa e del proprio ruolo sociale.
La donna cannone-Francesco De Gregori
La donna cannone è la canzone più conosciuta di Francesco De Gregori ed è l’esaltazione mistero femminile che ricama i versi del brano e che illumina i cuori di coloro che l’ascoltano. La bellezza diviene, inaspettatamente, un elemento di natura cortese. Il corpo, nel suo essere sensorialmente libero, morbido, mellifluo assume delle connotazioni estremamente importanti. L’immagine degli occhi chiusi, teneramente dipinta, ci ricorda le “Memorie del primo amore” di Leopardi, in cui possiamo immediatamente riscontrare la stessa atmosfera da sogno e lo stesso amore, fortissimo e delicatamente sensuale, nei confronti di una figura femminile che appare quasi evanescente, appena percepibile nel mondo ordinario. De Gregori è stato bravissimo nel prefigurare la sacralizzazione dell’archetipo femminile che, in questo preciso contesto, risulta essere rispettabile, quasi religioso:
“Così la donna cannone, quell′enorme mistero volò, /Sola verso un cielo nero s′incamminò.
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì, /Altri giurarono e spergiurarono che non erano rimasti lì”.
Donne-Zucchero
La melodia di questa canzone ci riporta immediatamente ad una condizione di serenità e di unione. Viene presentata una descrizione stupenda delle donne. La loro natura empatica si unisce all’ambizione sottile che le caratterizza. La voglia di vita si sposa perfettamente con le paure pregresse e con i pomeriggi vuoti, in cui tutto appare senza soluzione alcuna:
“Negli occhi hanno gli aeroplani /Per volare ad alta quota
Dove si respira l’aria /E la vita non è vuota
Le vedi camminare insieme /Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi/Senza gioia ne dolore”.
Una donna così-Gianluca Grignani
Grignani, con la sua voce graffiante, canta l’amore per una donna che preferisce al naturale, senza nessuno tipo di maquillage a definirne i contorni e a sporcarne il volto puro e candido. Il vestito che abbraccia le curve della ragazza e il mix di bellezza e di fascino ingenuo lo manda letteralmente fuori di testa. Il carattere della persona amata è come un abbraccio caldo: la dolcezza della ragazza si fonde alla sua forza, alla sua tenacia e alla sua sensibilità indomita. Gli occhiali “grandi e grossi come due fanali” cullano il mare di idee e di intelligenza di una compagna vera ed autentica, di un’ “attrice” dal viso da bambola, protagonista dei remake giornalieri del cantante:
“E poi sei bella, /Dio se sei bella
sei tanto bella che neanche tu lo sai /una donna senza inibizioni
senza fili di padroni /gli occhi sempre lucidi sei bella”.
Sally-Vasco Rossi
Sally è una pennellata che raffigura perfettamente la depressione di una donna sensibilissima e psicologicamente fragile. A volte, molto semplicemente, tutto si spegne dentro di noi. A volte capita di non farcela e di diventare coltello e ferita. Sally è disillusa e non sente più niente. Gli sguardi maschili non accendono in lei nessun tipo di turbamento. Il suo sguardo è lontano, il suo dolore brucia appena e logora gli ultimi accenti di gioia purissima ed extra divina. Sally vaga alla ricerca di una luce utopica, di un senso di colpa che consuma il cervello. La dipendenza della donna si confonde nel buio della sera. Le luci dei lampioni non riescono a smacchiare i pori che si dilatano e si chiudono e si chiudono, accarezzati dal calore del cuore e violentati dal freddo della sera. Cosa potrà salvare Sally dal cordoglio e dalla paura?
“Sally ha patito troppo /Sally ha già visto che cosa
ti può crollare addosso/ Sally è già stata punita
per ogni sua distrazione o debolezza /per ogni candida carezza per non sentire l’amarezza”.
Il volume delle tue bugie-Luciano Ligabue
La canzone parla di una donna che non crede più nell’amore. La solitudine è diventata una pellicola indelebile, un marchio di fabbrica che porta all’abnegazione di sé stesse. Non ci si ascolta più, non si ascoltano più i propri bisogni. Tutto diventa una grande bugia. Il rumore assordante delle menzogne permette alla donna in questione di proteggersi dal proprio tessuto psicologico, un tessuto apparentemente apatico ma che, in realtà, esplode di voglia di vivere:
“E se ti succede ancora /Di guardare in faccia il mare
Giri in fretta gli occhi e il cuore /Che hai ben altro a cui pensare”.
Festa della donna: siamo note sul pentagramma della nostra vita
Stasera chiudete le vostre palpebre ed ascoltate queste canzoni. Poi, dolcemente, guardatevi allo specchio. Chi siete davvero? Che tipo di donna desiderate essere? Esiste davvero un dover essere o, molto semplicemente, si dirama, nell’aria, un essere purissimo, privo di condizionamenti? Le ciglia dei nostri occhi, donne, sono tasti di un pianoforte. Il nostro “morbido sguardare” è alla base della tenacia. Non dobbiamo guardare le interiorità altrui, ma le nostre. Dobbiamo lottare ed onorare il processo. È su questo meraviglioso pentagramma vitalistico che, infatti, si edifica la nostra emotività. Che l’odore delle mimose possa pervadere i nostri sensi e che il ricordo delle lotte sociali e politiche diventi il terreno per le lotte future. Diventiamo dominatrici di noi stesse. Buon 8 marzo a tutte voi!
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