Oggi, 21 Giugno, la Cassazione ha emesso la sentenza secondo la quale un feto, durante il travaglio, è già una persona con tutti i diritti che discende.
Nel giudizio si legge del “...totale ampliamento della tutela dei diritti della persona e della nozione di soggetto meritevole di tutela, che dal nascituro e al concepito si è poi estesa fino all’embrione“, il feto “benché ancora nell’utero“, deve e può essere considerato a tutti gli effetti già una persona, nella fase di “transazione dalla vita uterina a quella extrauterina“.
Per tali motivi, l‘ostetrica che compie la morte di un feto, risponderebbe al capo di accusa di omicidio colposo, con conseguenti 21 mesi di reclusione. Il caso infatti prevede proprio 1 anno e 9 mesi nelle carceri per un’ostetrica che non aveva monitorato con attenzione il battito cardiaco mentre la madre era in travaglio e alla quale era stata somministrata l’ossitocina, per aumentare le contrazioni.
L’ostetrica continuava a rassicurare il ginecologo dell’assenza di pericoli e che tutto stesse procedendo regolarmente. Il bambino è nato morto e le cause del decesso sono l’asfissia causata dalla congestione degli organi.
Se il monitoraggio fosse stato corretto, ricorrendo ad un parto cesario si sarebbe potuta salvare la vita del piccolo: per tali motivi la Cassazione ha stabilito che “la tutela della vita non può soffrire lacune” e così emana la sentenza.
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