Screenshot da video YT canale ufficiale Matteo Salvini
Ora si fa sul serio. La questione è quanto più accesa possibile, e Mario Draghi lo sa bene. La mancata presenza della Lega ieri sera nel Consiglio dei Ministri ha fatto drizzare le antenne al premier, che però allo stesso tempo non si dice preoccupato. Il presidente del Consiglio, infatti, non pensa che l’azione del Governo si possa fermare. Il fisco, però, è una battaglia durissima da giocare.
La delega, contenente anche la riformulazione del Catasto, è stata approvata con molte difficoltà. Ma ora che succede? Siamo solamente agli inizi di un cammino tortuoso. L’esecutivo, a breve, è chiamato a licenziare la legge sulla concorrenza (altro provvedimento su cui alta è la sensibilità della Lega) e la legge di Bilancio con la quale si confermerà, tra l’altro, la fine di Quota 100, altra bandiera di Salvini.
Quest’ultima è in scadenza a fine anno, e minaccia di poter fare sfracelli. Per ora, però, la legge sul fisco sembra non catalizzare, di fatto, una crisi. Lo stesso leader della Lega ha escluso categoricamente questa possibilità. Attualmente, però, la linea del partito di centrodestra, soprattutto dopo i risultati elettorali, resta a dir poco confusa.
Ed è indice di una colata a picco apparentemente inarrestabile, per Salvini.
Qual è, dunque, la strada meno sanguinosa da seguire? Fratelli D’Italia ha ufficialmente sorpassato la Lega nei sondaggi, e Salvini sente sempre di più l’acqua alla gola. Difficile perché il calo è cominciato qualche mese dopo l’aver messo in crisi il Governo Conte I, proseguito anche quando era all’opposizione del Conte II e non si è arrestato neppure con il sostegno a Draghi.
La non partecipazione al CDM è, in realtà, una reazione di protesta post-voto, con il leghista che ha accusato il premier di aver dato i testi del provvedimento all’ultimo momento e di essere contrari a qualunque aumento delle tasse. Draghi, d’altro canto, ha chiaramente smascherato le falsità del leghista e gli ha rimandato la palla nell’altro campo. E ora?
Salvini non può, sostanzialmente, spiegare i perché di un’eventuale crisi. Non può perché il partito gli è contro (con Giorgetti in testa), perché a breve arriveranno i miliardi dell’UE per il PNRR e perché l’asse del Nord non può permettersi una crisi in questo momento.
Dunque, la riforma del fisco potrà essere bloccata fino ad un certo punto, giusto per far finta di avere la situazione in pugno. Successivamente, Salvini sarà praticamente costretto a cedere alla linea guida di Draghi e si accantonerà nuovamente alla linea governista. Nel frattempo, Letta se la ride, con il Partito Democratico in ripresa, e il Movimento 5 Stelle pensa, sempre di più, che un’alleanza con il centrosinistra ora come ora possa dare i suoi frutti.
Ed ecco che Matteo torna da solo, destinato pian piano a smantellarsi e a diventare l’ombra di sé stesso.
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