Attualità

Foibe: il 10 febbraio il giorno per non dimenticare

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 Il nome delle foibe è tristemente legato all’uso barbaro e criminale che ne fecero i partigiani iugoslavi, che tra il 1943 e il ’45 vi uccisero  migliaia di italiani, fascisti  ma anche cittadini comuni, ritenuti da ostacolo alle strategie del maresciallo Tito. In quelle fosse dell’orrore del regime comunista, vi finirono anche anticomunisti sloveni e croati.

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L’immane tragedia delle Foibe

Fu un autentico massacro: le stime parlano di migliaia di vittime, tra le 5mila e le 10mila. Molte delle quali vennero fucilate sull’orlo delle cavità. Altri prigionieri vennero invece gettati dentro ancora vivi, dopo essere stati legati a dei morti. Tra le foibe più note per questo uso crudele, quella di Basovizza, sul Carso, vicino Trieste. Per conservare e rinnovare la memoria di quell’eccidio scellerato, e non permettere che l’oblio del tempo cali sulle atrocità del passato, è stato istituito con la legge 92 del 30 marzo 2004 il Giorno del Ricordo. Inserito tra le date fondamentali del calendario civile nazionale, è stato celebrato per la prima volta nel 2005, il 10 febbraio.

La storia

All’epoca tutti gli italiani vennero ingiustamente etichettati come fascisti, e costretti all’esilio dall’Istria e dalla Dalmazia.  Subito dopo la Liberazione, tra maggio e giugno del 1945, svanirono nel nulla tra le quattro e le cinquemila persone. Sul Carso furono rintracciati 482 cadaveri in 48 foibe diverse, altri 411 negli scantinati di Trieste. Furono massacrati non solo tanti italiani, ma anche sloveni e croati: perché anti-comunisti, perché creduti collusi con l’amministrazione fascista, o solo perché considerati nemici per il popolo di Tito, e scomode pedine nel suo progetto di stato jugoslavo con Trieste e l’Istria all’interno.

Attilio Senatore

Studente di Giurisprudenza presso l'università degli Studi di Salerno e autore di una raccolta di poesie dal titolo "Non è tardi per sognare".

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