19 Gennaio 2017 - 12:04

Food è moda ma “l’ignoranza” è tanta, vediamo perché

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Tutti esperti critici enogastronomici? Il food ormai è moda, urge una immediata inversione di rotta, vediamo il perché

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Street food, raw food, food design, gourmet, nouvelle cousine, food art, chef, sous chef, food porn e si potrebbe continuare all’infinito. Queste sono solo alcune delle parole che si riferiscono al mondo food che sono state abusate nell’ultimo periodo. Urge una immediata inversione di rotta. Perché? Semplice, perchè il food fa moda ma purtroppo è un settore dove al momento regna l’ignoranza. Per essere esperti bisogna studiare tanto e ancora di più mettere in pratica tecniche complicate.

Indagare il come, il dove e il perché questa moda è nata e si è affermata non avrebbe neanche senso dato che, in quanto comportamento collettivo senza precisi criteri, ogni moda è il risultato di una serie di momenti favorevoli tutto sommato casuali.

Meno casuale è l’immancabile fardello di ignoranza che ne consegue: tutte le tendenze creano una parte di disinformazione e di superficialità diffusa. Il mondo del food, purtroppo, non fa eccezione, ha subito il “comportamento modaiolo di massa”.

Come in qualsiasi campo ci sono appassionati e professionisti, questo è certo, nessuno pretende che siano solo gli addetti ai lavori a parlare e a trattare dell’argomento. Anzi, ben vengano gli appassionati, i neofiti e i curiosi che da zero sperimentano e si mettono in gioco. E molti di loro hanno un tale amore e rispetto per il cibo, che mettono l’informazione e l’educazione gastronomica al primo posto. Con risultati che spesso superano di gran lunga le aspettative.

Ma si possono veramente contare sulle dita di una mano! Per tutti gli altri? Manca l’informazione. Ormai il boom del mondo del food non è neanche più una novità. Siamo così saturi di Masterchef, Hells Kitchen, la Clerici e la Parodi e di aspiranti presentatrici gastronomie che quasi ormai è divenuto normalità da vedere in TV, pseudo esperte di food che probabilmente nella vita reale non conoscono la differenza tra cozze e vongole, totani e calamari, gamberi e scampi ed il salmone affumicato imbustato è l’unica tipologia di pesce che hanno mai “cucinato”.

Quasi ossessionati dalla moda prima di preparare un dolce bisogna necessariamente ricercare  la ricetta su noti blog di cucina gettonati sul web  invece che chiamare la nonna o la mamma. Tutto ciò a discapito della tradizione e dell’autenticità di un piatto. E’ diventata più che altro abitudine: trovare la  ricetta online, cucinare, impiattare, scattare la foto, postare necessariamente sui social per quattro like e dopo mangiare.

Ci si sente tutti un po’ chef, tutti capaci di spinare un pesce, fare un flan di cozze e fagioli o creare piatti “da grande ristorante”, come direbbe chef Barbieri. Poi però non conosciamo i prodotti della nostra regione, acquistiamo le fragole a dicembre e sbuffiamo se il cameriere non ci serve il risotto con ai carciofi ad agosto.

Purtroppo questa ignoranza si trascina spesso anche all’interno dei ristoranti, con critici improvvisati che mettono in seria difficoltà gli addetti ai lavori e fanno in modo che il lavoro dello Chef venga svalutato sempre più. Perchè “non ci vuole niente a cucinare questo piatto, l’ho visto fare da tizio in tv!” O addirittura “io ci avrei messo questo”.

Ecco che allora, quando si entra  in un ristorante, ci si trasforma per osmosi in critici culinari usando paroloni senza saperne il vero significato come “il riso biodinamico semintegrale” per poi perdersi in domande banali del tipo cosa è la bottarga? Tutti esperti sommelier pretenziosi di degustare il vino prima di ordinare la bottiglia, con un’aria un po’ troppo snob ed il va bene questo che esce in automatico, perchè in realtà si è capito poco o niente della bottiglia.

La moda purtroppo ha colonizzato anche questo modo. Un mondo fatto di studio, ricerca e soprattutto sacrificio che “l’esperto enogastronomico di food” purtroppo non ha mai fatto. Piatti e vino parlano se solo chi li cita sapesse ascoltarli. Parlano di passione per la tradizione, parlano di ricerca, parlano di sperimentazione, non basta mettere nel piatto qualche elemento e farsi fotografare con un bicchiere in mano.

Ed ecco che si cade nell’oblio dell’ignoranza cronica del  tuttologo. Motivo per cui urge immediatamente un cambio di rotta. Ma in fondo l’italiano medio è sempre stato così..quando gioca la Nazionale ci sentiamo tutti allenatori no? È così anche per il food!

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