1 Febbraio 2024 - 17:41

Francesco Mancarella: “Sanremo, una promessa mantenuta”

Non solo Sanremo e Alessandra Amoroso: parlare con Francesco Maria Mancarella è anche un viaggio nella Storia dell'Arte (intimamente legata alla musica), dal Rinascimento a Duchamp.

Francesco Maria Mancarella Sanremo

Il suo viaggio di ritorno dall’Islanda, dove ha registrato l’ultimo Ep “Nord”, prevede una sosta a Sanremo: Francesco Maria Mancarella, noto nel mondo per il “progetto sinestetico” Il Pianoforte che dipinge (“Musica e arti visive sono diventati, nel tempo, un tentativo dell’uomo di avvicinarsi a Dio”) dirigerà l’orchestra del Festival della Canzone Italiana, al via martedì 6 febbraio, per Alessandra Amoroso, al debutto in gara con “Fino a qui”.

Francesco, come nasce la tua collaborazione con Alessandra?

Conosco Alessandra da molto tempo, e tra noi c’è sempre stato un rapporto di grande stima e sincera amicizia. L’aspetto professionale si è aggiunto dopo: lo scorso anno, venne ad ascoltarmi ad un concerto a Miami. Più tardi, a cena, parlando del più e del meno, le ho confidato che uno dei miei sogni fosse dirigere l’orchestra del Festival di Sanremo. Lei, che ancora non sapeva se vi avrebbe partecipato, mi disse: “Se dovesse capitare che io ci vada, sarai tu a dirigere l’orchestra per me”. Ha tenuto fede alla promessa e mi ha chiamato. Alessandra, oltre ad essere una grande artista, molto dedita al lavoro, è anche una donna di parola. E non è scontato: di parole se ne dicono tante, e alcune lasciano il tempo che trovano.

Come suona “Fino a qui” con l’orchestra?

La prima prova con l’orchestra è stata molto emozionante. Lì capisci di avere una grande responsabilità: 60 Maestri d’orchestra, tutti pronti a dare il massimo perchè la forza di un brano venga fuori al meglio. Fino ad allora quella partitura ha suonato solo nella tua testa, o al massimo attraverso un computer. In quel momento, invece, capisci che si suona per davvero. E sei nudo di fronte alla realtà: serve sangue freddo e consapevolezza dei propri mezzi. Una bella emozione per cui sono grato ad Alessandra, forse non avrei potuto vivere la mia prima volta con nessun altro.

Quali sono gli elementi forti della concertazione?

A questa domanda non ti rispondo dal mio punto di vista ma da quello del pubblico: idealmente tutti, anche quindi un pubblico non “colto”, ha la certezza di trovarsi di fronte ad un’orchestra quando vede e sente dei violini. E in “Fino a qui” sì, i violini ci sono (ride, ndr.)

Come vivi il fatto che Alessandra sia una dei favoriti alla vittoria di Sanremo 2024?

Non credo molto a questa storia dei favoriti, anche perchè la vittoria non è mai il vero punto di arrivo. L’obiettivo è far sì che il pezzo rimanga, entri nel cuore delle persone a prescindere dalla classifica finale. E sono felice di aver trovato un team che è su questa stessa lunghezza d’onda.

E per la serata delle Cover sul palco arrivano i Boomdabash.

E il medley sarà una vera sorpresa…

Ho capito. Non riuscirò a tirarti fuori altro: ci saranno tanti colori, mettiamola così. Proprio come il tuo “pianoforte che dipinge”

E’ un progetto sinestetico perchè unisce la musica all’arte visiva: suonando si dà vita a dei veri e propri quadri. Questi quadri sono poi associati ad un QR Code che “contengono” la melodia che li ha generati. Chi acquista il quadro diventa automaticamente proprietario anche del brano al suo “interno”.

L’artigianato (hai dato nuova vita a un pianoforte in apparenza inservibile) e la tecnologia (i QR Code). E’ davvero una diatriba senza soluzione?

La tecnologia aiuta molto, e chi è nato negli Anni Novanta come me ha per forza di cose dovuto camminarle sempre affianco. E’ impossibile pensare di tornare indietro rispetto alle conquiste odierne. Quello di cui sono certo è che un oggetto diventa artistico solo quando è l’uomo a metterci la testa. Non credo proprio che l’AI sarebbe in grado di ripensare un orinale rovesciato come Marcel Duchamp.