19 Febbraio 2024 - 17:50

“Ageless”, musica e immortalità

11 tracce-ritratto, da Virzì a Ezio Bosso, per Gabriele Baldocci il segreto è "vivere una piccola ribellione al giorno"

Baldocci Ageless

Con “Ageless”, undici tracce-ritratto per piano solo, Gabriele Baldocci realizza il più umano degli aneliti regalando l’eternità alle persone che più hanno segnato la sua vita, personale e professionale.

C’è anche una dedica a Paolo Virzì…

Figlia di tutte quelle sere a cena che gli ho detto: “Prima o poi ti farò un ritratto musicale”. Ripensandoci mi sono messo al piano ed il brano alla fine è venuto fuori così, in maniera totalmente istintiva. A ben guardare, nel mio nuovo album non c’è quasi niente di costruito “a tavolino”. Forse solo nei brani che dedico a Livorno, città alla quale mi ha sempre legato un rapporto di amore-odio, mi sono mantenuto in ranghi più classici, memore della lezione di Mascagni.

E del suo “Silvano”…

“Parafrasi su temi del Silvano” è uno dei due brani che ho composto per il “Mascagni Festival”. E’ considerato un’opera minore ma dentro c’è un tema che suona addirittura in un film di Martin Scorsese, “Toro Scatenato”, in una scena tra l’altro fondamentale perché l’unica a colori in un film totalmente in bianco e nero.

Torna il cinema nella nostra chiacchierata. Ti viene mai la voglia di scrivere musica per un film?

Ci ho pensato, sì. Pensa che quand’ero più giovane, affianco alla musica che ho cominciato a vivere e respirare prestissimo, volevo iscrivermi all’università: Lettere ad indirizzo cinematografico. Da allora gli unici contatti con la cinepresa sono stati una serie di cortometraggi che ho girato da regista. Però, se mi chiamasse David Lynch sarei pronto a lasciare tutto per correre al suo servizio (ride, ndr.)

La title-track di “Ageless” è una dedica ad Ezio Bosso. Quale il suo lascito nei tuoi confronti?

Purtroppo io ed Ezio non ci siamo mai conosciuti personalmente: intrattenevamo, però, un rapporto epistolare. Presi da mille cose, ci eravamo sempre ripromessi di vederci, anche quando per un periodo abbiamo vissuto in UK a poca distanza. Poi purtroppo lui è morto e a me è rimasto questo grande rammarico. Ecco, credo che “Ageless” e il mio rapporto con Ezio siano la sintesi perfetta di quello che ho voluto raccontare con questo album: una riflessione sul senso del Tempo e la consapevolezza che ci sono cose che gli sopravvivono: i ricordi e gli insegnamenti di chi non c’è più. Ezio, per parte sua, aveva un grande talento ma più di tutto (essendo stato io da piccolino affetto da una malattia autoimmune) ho apprezzato il suo vivere la sofferenza con grande dignità e senza cedere alla spettacolarizzazione.

E tu, cosa immagini di lasciare? E se, per esempio, un giorno tuo figlio volesse seguire le tue orme?

Mi assicurerei che ne sia davvero felice: ne ho visti troppi di figli che hanno intrapreso una strada solo per compiacere i genitori. Il nostro è un mestiere che sì, può rivelarsi il più bello del mondo, ma richiede anche enormi sacrifici. E’ quando il sacrificio non lo senti, che capisci qual è davvero la tua strada. Io al piano mi ci sono seduto ancor prima di iniziare a parlare e, oggi che ho qualche anno in più, posso dire che il mio ultimo album può senz’altro considerarsi un atto di ribellione, d’altronde noi livornesi siamo così, poco etichettabili o incasellabili: volevo scollarmi un po’ di dosso la patina di pianista classico, e infatti “Ageless” lo farò ascoltare dal vivo anche in luoghi non esattamente tipici come i jazz-club; ma attenzione, questo non vuol dire rinnegare ciò che si è stati ma semplicemente evolversi: una piccola ribellione al giorno.