Genocidio armeno: perché la strage si commemora il 24 Aprile
Oggi è la giornata del ricordo del famigerato genocidio armeno. I “rastrellamenti” iniziarono tra il 23 e il 24 Aprile, a causa dei turchi
Una ferita che è stata ignorata a lungo. Infatti, solo nel 1973 la Commissione dell’ONU per i diritti umani lo riconobbe ufficialmente come il primo genocidio del XX secolo. Il genocidio armeno è una ferita ancora aperta nella storia dell’umanità, una delle pagine più nere che l’uomo possa ricordare. Un milione e mezzo di armeni sterminati in Turchia tra il 1915 e il 1916 il cui massacro viene ricordato oggi dal popolo armeno come il “Medz Yeghern”, il grande crimine. Una strage che in tanti ricordano in modo indelebile.
Le uccisioni iniziarono nella notte tra il 23 e il 24 Aprile del 1915, quando furono eseguiti i primi arresti tra l’elité armena di Costantinopoli. Il genocidio armeno continuò anche nei giorni successivi. Nel giro di poche settimane furono più di mille gli intellettuali armeni, tra cui giornalisti scrittori, poeti e parlamentari, deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Lo sterminio di massa della popolazione cristiana armena era stato deciso dall’impero Ottomano. Ciò coinvolse un milione di persone. Centinaia di migliaia di loro morirono per fame, malattia, sfinimento o furono massacrati lungo la strada. Il numero degli armeni morti in questo massacro è ancora controverso.
Gli storici, infatti, ad oggi stimano i morti intorno agli 1,2 e gli 1,5 milioni. Ma ancora più problematico è il suo riconoscimento. Infatti, la strage è riconosciuta solo da 22 paesi nel mondo, tra cui l’Italia. In altri è riconosciuto solo da singoli enti o amministrazioni. Molti altri paesi, tra cui finora gli Stati Uniti e Israele, continuano a non usare il termine genocidio per timore di una crisi nei rapporti con la Turchia.
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