8 Giugno 2022 - 15:03

Giornata mondiale degli oceani: ecco il libro che devi ricordare

Giornata mondiale degli oceani: un viaggio tra dolcezza, letteratura e ricordi. Ecco, a voi, la magia di Alessandro Baricco

Giornata Mondiale degli Oceani

La Giornata mondiale degli oceani si celebra l’8 giugno di ogni anno. Questo giorno rappresenta l’occasione perfetta per sottolineare ed enfatizzare l’importanza delle immense distese blu. L’acqua bagna il nostro cuore, lambisce i nostri ricordi ed il nostro sentire. L’amore sconfinato per la lettura ci conduce, immediatamente, ad un libro, uno dei più iconici: Oceano mare di Baricco. Al fine di onorare questa ricorrenza scopriamo, insieme, le frasi più belle di questo meraviglioso libro.

Giornata mondiale degli Oceani: la magia del libro più famoso di Baricco

Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord.

La spiaggia. E il mare.

Potrebbe essere la perfezione – immagine per occhi divini – mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità – verità – ma ancora una volta è il salvifico granello dell’uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un’inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore”.

“È uno specchio, questo mare. Qui, nel suo ventre, ho visto me stesso. Ho visto davvero”.

“Il mare è senza strade, il mare è senza spiegazioni.“

Quando facevo i ritratti alla gente iniziavo dagli occhi. Li studiavo per minuti e minuti, li abbozzavo con la matita e quello era il segreto perché una volta che voi avete disegnato gli occhi. Succede che tutto il resto viene da sé, è come se tutti gli altri pezzi scivolassero da soli intorno a quel punto iniziale […] il problema è: dove cavolo sono gli occhi del mare?”.

“Questo, mi ha insegnato il ventre del mare. Che chi ha visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile”.

Il mare: un richiamo vitalistico infinito

Ma c’è qualcosa che incrina questo purgatorio. Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare. Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto il mare chiama. Lo scoprirai, Elisewin. Non fa altro, in fondo, che questo: chiamare. Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole. Puoi anche fare finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno. Senza spiegarti nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà”.

“Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta”.