28 Novembre 2018 - 16:54

Global Compact: l’attenzione di Salvini si sposta sull’ONU

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Il ministro dell’Interno Matteo Salvini decide di effettuare una frenata sul Global Compact. L’accordo era stato stabilito con l’ONU

Niente da fare. La verve guerrafondaia di Matteo Salvini deve sempre prevalere, anche quando i giochi sono ormai chiusi. La nuova “malcapitata” finita sotto le mire del leghista è l’ONU. Infatti, tramite un annuncio a sorpresa, il ministro dell’Interno ha chiarito che il Governo italiano non firmerà il Global Compact sull’immigrazione, come stabilito.

Uno stop confermato a breve tempo di distanza anche dal premier Giuseppe Conte: “Il Global Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini. Riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera.

Oltre questa news, Salvini accentua le pressioni e annuncia in anticipo che l’Italia non parteciperà al summit ONU di Marrakech. Tra il 10 e l’11 Dicembre, infatti, proprio in Marocco la Comunità Europea è chiamata a votare per l’approvazione del trattato.

Ma che cosa rappresenta questo trattato, nello specifico? E soprattutto, quali sono le vere intenzioni del ministro dell’Interno leghista a riguardo?

Il rifiuto del Global Compact

Rischiariamo un attimo le idee. Il Global Compact è il patto lanciato dall’ONU lo scorso 19 Settembre 2016 a New York, nel corso di un summit straordinario su migranti e rifugiati. L’accordo ha lo scopo di garantire a livello internazionale una migrazione sicura, ordinata e regolare. In sostanza, è la perfetta rappresentazione dell’obiettivo che Salvini chiede di raggiungere e vuole ottenere da quando è al Governo.

Una revisione dei programmi immigratori di tutti i paesi membri dell’ONU, al fine di garantire sicurezza, ordine e disciplina. Il Global Compact mira all’individuazione di procedure e alla definizione di impegni condivisi da parte della comunità internazionale sull’emergenza immigrazione. Ma allora per quale motivo i suoi principali avversari si trovano tutti in quella branca della politica internazionale che è salita al potere e che ha mire populiste ed anti-immigratorie (tra di essi troviamo Trump, il Gruppo di Visegrad, l’Austria, la Bulgaria, la Svizzera e la Polonia)?

Una possibile spiegazione è quella di non voler effettivamente trovare una soluzione a questa ondata “dilagante” (almeno secondo i Paesi a matrice populista) d’immigrazione. A pensarci bene, l’alibi della crisi migratoria, la chiusura dei confini, la paura del diverso son tutti quanti dei perfetti leit-motiv su cui i Governi attuali e i personaggi politici più influenti (non solo Salvini, ma anche Trump, Kurz e Orbàn) hanno costruito le proprie fortune.

Il trovare una soluzione ad un problema che, volente o nolente, esiste effettivamente (ma non dovrebbe essere affrontato come lo si affronta attualmente) porterebbe un calo d’approvazione negli elettori. Perché firmare il Global Compact proprio ora, quando i sondaggi danno la Lega in ascesa proprio sull’ondata populista che sta travolgendo il Paese?

L’obiettivo, ormai sempre più acclamato e palese, è quello di portare il Movimento 5 Stelle allo stremo, ottenere la maggioranza tecnica per governare da soli ed andare a nuove elezioni. E per far questo, si è disposti anche ad andar di traverso all’ONU. Sempre per la logica “molti nemici, molto onore” che tanto sta pagando in quest’ultimo periodo.

L’altra logica

L’altro motivo è che l’accettazione del Global Compact comporterebbe la fine del processo che Salvini sta elaborando in background: lo Stato “orwelliano”. Stiamo parlando di uno Stato governato da una dittatura mascherata, con Salvini nel ruolo del Grande Fratello che fu nel famoso romanzo.

Inoltre, lo scendere a compromessi con l’ONU (che ha tutta l’intenzione di farlo, dato che da più anni chiede di revisionare i trattati) garantirebbe uno svilimento d’immagine. La forza e l’impetuosità, che il ministro dell’Interno ha ora, verrebbero smorzate. Il potere di un accordo potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio pericolosissima da impugnare, in un’epoca in cui gli umori dell’elettorato sono molto suscettibili.

Il Global Compact, dunque, entra nella schiera di progetti osteggiati dal ministro dell’Interno. E non perché non sia valido, ma perché andrebbe clamorosamente contro i suoi interessi politici.