Niente da fare. La verve guerrafondaia di Matteo Salvini deve sempre prevalere, anche quando i giochi sono ormai chiusi. La nuova “malcapitata” finita sotto le mire del leghista è l’ONU. Infatti, tramite un annuncio a sorpresa, il ministro dell’Interno ha chiarito che il Governo italiano non firmerà il Global Compact sull’immigrazione, come stabilito.
Uno stop confermato a breve tempo di distanza anche dal premier Giuseppe Conte: “Il Global Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini. Riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera.”
Oltre questa news, Salvini accentua le pressioni e annuncia in anticipo che l’Italia non parteciperà al summit ONU di Marrakech. Tra il 10 e l’11 Dicembre, infatti, proprio in Marocco la Comunità Europea è chiamata a votare per l’approvazione del trattato.
Ma che cosa rappresenta questo trattato, nello specifico? E soprattutto, quali sono le vere intenzioni del ministro dell’Interno leghista a riguardo?
Rischiariamo un attimo le idee. Il Global Compact è il patto lanciato dall’ONU lo scorso 19 Settembre 2016 a New York, nel corso di un summit straordinario su migranti e rifugiati. L’accordo ha lo scopo di garantire a livello internazionale una migrazione sicura, ordinata e regolare. In sostanza, è la perfetta rappresentazione dell’obiettivo che Salvini chiede di raggiungere e vuole ottenere da quando è al Governo.
Una revisione dei programmi immigratori di tutti i paesi membri dell’ONU, al fine di garantire sicurezza, ordine e disciplina. Il Global Compact mira all’individuazione di procedure e alla definizione di impegni condivisi da parte della comunità internazionale sull’emergenza immigrazione. Ma allora per quale motivo i suoi principali avversari si trovano tutti in quella branca della politica internazionale che è salita al potere e che ha mire populiste ed anti-immigratorie (tra di essi troviamo Trump, il Gruppo di Visegrad, l’Austria, la Bulgaria, la Svizzera e la Polonia)?
Una possibile spiegazione è quella di non voler effettivamente trovare una soluzione a questa ondata “dilagante” (almeno secondo i Paesi a matrice populista) d’immigrazione. A pensarci bene, l’alibi della crisi migratoria, la chiusura dei confini, la paura del diverso son tutti quanti dei perfetti leit-motiv su cui i Governi attuali e i personaggi politici più influenti (non solo Salvini, ma anche Trump, Kurz e Orbàn) hanno costruito le proprie fortune.
Il trovare una soluzione ad un problema che, volente o nolente, esiste effettivamente (ma non dovrebbe essere affrontato come lo si affronta attualmente) porterebbe un calo d’approvazione negli elettori. Perché firmare il Global Compact proprio ora, quando i sondaggi danno la Lega in ascesa proprio sull’ondata populista che sta travolgendo il Paese?
L’obiettivo, ormai sempre più acclamato e palese, è quello di portare il Movimento 5 Stelle allo stremo, ottenere la maggioranza tecnica per governare da soli ed andare a nuove elezioni. E per far questo, si è disposti anche ad andar di traverso all’ONU. Sempre per la logica “molti nemici, molto onore” che tanto sta pagando in quest’ultimo periodo.
L’altro motivo è che l’accettazione del Global Compact comporterebbe la fine del processo che Salvini sta elaborando in background: lo Stato “orwelliano”. Stiamo parlando di uno Stato governato da una dittatura mascherata, con Salvini nel ruolo del Grande Fratello che fu nel famoso romanzo.
Inoltre, lo scendere a compromessi con l’ONU (che ha tutta l’intenzione di farlo, dato che da più anni chiede di revisionare i trattati) garantirebbe uno svilimento d’immagine. La forza e l’impetuosità, che il ministro dell’Interno ha ora, verrebbero smorzate. Il potere di un accordo potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio pericolosissima da impugnare, in un’epoca in cui gli umori dell’elettorato sono molto suscettibili.
Il Global Compact, dunque, entra nella schiera di progetti osteggiati dal ministro dell’Interno. E non perché non sia valido, ma perché andrebbe clamorosamente contro i suoi interessi politici.
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