Goran Bregovic: Chi non diventa pazzo, non è normale!
Goran Bregovic scuote l’anfiteatro romano di Avella per la serata conclusiva del Pomigliano Jazz Festival
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Ieri, domenica 13 settembre, l’anfiteatro romano di Avella, centro di cultura e storia, da sempre sede di eventi culturali di vario genere, da teatrali a musicali, ha ospitato la serata di chiusura del Pomigliano Jazz Festival che dal 29 agosto al 13 settembre ha visto susseguirsi tanti artisti, e ha chiuso in bellezza con il fascino della musica travolgente di Goran Bregovic.
L’esibizione ha letteralmente scosso le gradinate dell’anfiteatro con il pubblico che, dopo un primo momento di incertezza (forse per rispetto al luogo storico in cui si è svolto il concerto), ha ballato a tempo di musica per quasi due ore di puro divertimento. Il maestro era accompagnato dalla sua celebre “Orchestra Serba dei Matrimoni e dei Funerali” e con questa ha portato in scena lo spettacolo “Chi non diventa pazzo, non è normale”. Perché di spettacolo si è tratto, il percorso musicale offerto da Bregovic e che ha visto protagonista una miscela culturale e musicale proveniente dall’area balcanica, nella quale si incrociano tre culture differenti, cattolica, musulmana e ortodossa e che si sentono nelle note dei brani proposti dal maestro.
Si tratta dunque, di musica che unisce le masse, in un delirio collettivo fatto di salti e frenesia, nel quale non si distinguono cultura e religione e in cui tutti sono uniti dallo stesso battito. Non è possibile restare fermi ascoltando il mix di musiche gitane, ortodosse, sacre e profane che il maestro propone con i suoi spettacoli. Fra i brani più celebri proposti dal musicista bosniaco non sono mancate le più note “Marushka”, “Gas gas” e “Kalashnikov”.
Una degna chiusura del Pomigliano Jazz, per la direzione artistica di Onofrio Piccolo, che ha visto convivere nella stessa sera la storia, di un sito archeologico come l’anfiteatro romano e la cultura musicale fatta di commistioni di generi diversi.
Foto di Chiara Marra
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