Governo: le anime “contrastanti” di Salvini e Di Maio
Il consenso di Matteo Salvini e della Lega è arrivato ormai al 30%, nei sondaggi. Il Movimento 5 Stelle, invece, arranca. Si profila lo scenario prospettato
Piano piano, Matteo Salvini sta riuscendo nell’impresa che aveva sempre sognato. Il condottiero leghista, che certo non ha mai disdegnato le sue manie di protagonismo, non ha mai pienamente creduto nell’alleanza di Governo. Gli è sempre sembrata una soluzione di comodo, un appoggio temporaneo per preparare “il grande salto” e mirare ad essere come i suoi idoli, ovvero Putin e Orban.
I sondaggi raccontano di un consenso, quello della Lega, che diventa sempre più solido e distribuito sul territorio. E nemmeno più lo stesso Salvini si vuole nascondere. In sala stampa, alla vigilia del viaggio ufficiale in Israele, ha dichiarato: “I dati dicono che non siamo mai stati così forti. Certo tra il 30% e il 100%, mi manca ancora il 70% di italiani da convincere.”
Per un ministro che gioisce, ce n’è un altro che arranca pesantemente. Ed è Luigi Di Maio. Il pentastellato rivoluzionario, colui che pensava di aver spaccato il mondo, di aver portato al potere il suo partito, di avere “abolito la povertà” e di aver conquistato il cuore degli italiani si sbagliava. L’alleanza di Governo con il leghista è stata la mossa più sbagliata, politicamente, mai compiuta da un partito di Governo.
Mentre la Lega si attesta al 32%, il Movimento 5 Stelle perde un altro punto nei sondaggi e crolla al 26,2%. Lo scenario era ampiamente prevedibile, in un contesto in cui un magnate comunicativo come il leghista ha avuto vita facile, contro un Luigi Di Maio che non è mai stato veramente in battaglia.
Il problema, però, è che non son tutte rose e fiori. Il leghista sa di godere della fiducia degli italiani, attualmente. Ma sa anche di giocare sul filo e di dover mantenere le promesse. Cosa tutt’altro che realizzabile.
Ora viene il bello
Si potrebbe pensare, facilmente, che Matteo Salvini ora ha la strada spianata per governare da solo e diventare quello che a suo tempo fu Berlusconi per il centrodestra. La realtà è che il nuovo “fenomeno italiano” della politica ha una strada costellata di insidie. E tenta di nasconderla.
Se effettivamente si concretizzasse quanto abbiamo detto poc’anzi, il leghista avrebbe ovviamente tutti i presupposti per diventare il leader italiano. Attenzione, però. Il pericolo non deriva tanto dal Movimento 5 Stelle (che da partito anti-sistema è diventato partito del sistema), ma dagli elettori italiani stessi. Infatti, vedere una tale evoluzione della vicenda porterebbe solamente la maggior parte dei sostenitori del Movimento 5 Stelle e il partito stesso ad osteggiare pesantemente la Lega.
In un contesto in cui il Parlamento è fondamentalmente a trazione pentastellata, Matteo Salvini si ritroverebbe sì con le redini in mano, ma con avversari dall’indole ferma e decisa. E non è detto che riesca a fronteggiarli tutti, in quanto ci si potrebbe addirittura coalizzare (non escludiamo a priori un’alleanza M5S-PD, soprattutto ora che Matteo Renzi ha definitivamente mollato) contro di lui.
Altro aspetto da non sottovalutare sarebbe la fattibilità delle leggi finora promesse. Ad oggi, non si sa nemmeno se la flat tax verrà realizzata o meno (e i presupposti si riversano sulla seconda scelta), e con lei anche altre promesse, tra cui la quota 100, l’abolizione delle accise (ne avete più sentito parlare?) e chi più ne ha, più ne metta.
Insomma, non proprio tutte rose e fiori, come si potrebbe pensare.
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