Il gioco degli scacchi non è ancora finito. Siamo solo agli inizi, anzi. Tra il Movimento 5 Stelle e la Lega è in corso una vera e propria guerra, l’ennesima. Questa volta, l’oggetto della discordia sono gli appalti sul decreto Sblocca-Cantieri. Matteo Salvini ha fretta, vorrebbe che la norma per sturare l’imbuto cantieristico arrivasse già questa settimana al Consiglio dei Ministri. Conte e Di Maio, invece, stanno tranquilli, puntano sul lungo termine, consapevoli che fare le cose di fretta equivale, spesso, a farle male.
“Serve un Paese con meno burocrazia e con più opere pubbliche. E su questo la penso in maniera diversa rispetto ai miei alleati. C’è bisogno di più strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti. Solo con i no non si va da nessuna parte. Io sono pronto a votare lo “sblocca-cantieri” e il nuovo codice degli appalti anche questa settimana in CDM.” ha dichiarato il leghista, dal palco di Policoro, in Basilicata, dove sembra sempre in perenne campagna elettorale.
Un attacco preso in maniera brusca da Di Maio: “Non voglio commentare, siamo alleati di Governo ed entrambi vogliamo che il Governo vada avanti. E andrà avanti. Basta attacchi gratuiti al M5S, pensiamo a lavorare per il Paese.”
Come al solito, da paciere interviene Conte, che sembra sempre più il salvatore degli equilibri interni del Governo.
“Sugli appalti esiste un problema di sistema, un problema che riguarda tutto il settore delle costruzioni, un problema che abbiamo ereditato. Il codice attuale non funziona, per questo abbiamo messo in cantiere la riforma. In questi giorni stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli di un decreto legge che dovrebbe anticipare la riforma.”
Ma quali sarebbero, di preciso, le distinzioni di pensiero tra M5S e Lega sull’argomento?
Innanzitutto, la Lega non è d’accordo sul fatto che basti solamente un decreto per mettere il turbo alle opere pubbliche incagliate. Serve uno sforzo in più, ovvero un super-commissario. Almeno, secondo il sottosegretario Armando Siri. Il Movimento, però, sarebbe ancora una volta scettico sulla proposta.
Il motivo è semplice. Nominare un commissario significa letteralmente delegittimare il potere politico del proprietario effettivo del dicastero, ovvero Danilo Toninelli. E questo, soprattutto in un periodo in cui l’alleanza di Governo traballa più che mai, i sondaggi per le Europee sono ridotti all’osso, potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione. A questo punto, la Lega avrebbe la strada totalmente aperta a scenari di tutti i tipi, compreso quello di sostituire Toninelli con lo stesso Siri.
La polemica sugli appalti, a conti fatti, rischia di legittimare ulteriormente lo strapotere che la Lega ha già acquisito nel corso di questo Governo. Questa volta, come le altre, del suo destino a deciderne è il Movimento. La speranza è che Di Maio & co. siano abbastanza furbi da garantire una soluzione che gli permetta di andare avanti con la proprietà del Ministero e che accontenti anche la loro linea.
La carta, però, dice tutt’altro. Ed è tutta in favore della Lega.
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