Se si potesse tentare l’ennesima descrizione di questo Governo Frankenstein, sarebbe sicuramente quella del “Governo del turpiloquio“. Dopo l’insulto rivolto ai giornalisti pochi giorni fa, le castronerie si rinnovano e Luigi Di Maio riprende a formulare insulti e parolacce. In particolare, la parola incriminata è “ceppa“.
Ieri il vicepremier pentastellato ha dato di nuovo prova di assenza di bon ton linguistico, in un post sull’inquinamento in Campania: “Quindi gli inceneritori non c’entrano una beneamata ceppa, non sono nel contratto.”
Di Maio stava rispondendo al collega Salvini sul tema dei termovalorizzatori, sostenendo la loro non presenza nel contratto di Governo.
Naturalmente, non è il primo caso di incidente diplomatico capitato in questa legislatura. E, sicuramente, non sarà nemmeno l’ultimo.
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