Un incontro per cambiare l’Europa. Una svolta storica per il più vecchio continente del mondo, che sancisce un’unione che potrebbe durare per molto tempo. Matteo Salvini, tra un’indagine della magistratura e le polemiche, ha trovato il tempo per incontrare il suo nuovo grande amico: il premier ungherese Viktor Orban.
I due, al termine dell’incontro in Prefettura a Milano, sono usciti sorridendo gioviali, segno di un dialogo e di una collaborazione (quella tra Italia ed Ungheria) che potrebbe rinforzarsi. Naturalmente, come è normale che sia, il tema principale della discussione è stato quello dell’immigrazione clandestina.
Intanto, la Milano a favore dell’accoglienza e dell’integrazione si è riunita in piazza San Babila in segno di protesta. Migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione Europa Senza Muri, organizzata dalle stesse realtà che hanno promosso la grande tavolata per l’integrazione che si è tenuta in città a giugno.
Naturalmente, al corteo hanno aderito tutte le forze progressiste del Paese, dal Partito Democratico all’Anpi, passando per i sindacati, Liberi E Uguali, Possibile e i Sentinelli di Milano. La sede del Consolato generale dell’Ungheria, nel capoluogo lombardo, è stata imbrattata con della vernice rossa. Segno evidente di una protesta a chiaro sfondo politico.
Si moltiplicano, intanto, i commenti delle opposizioni. Maurizio Martina, leader del PD, ha scritto su Facebook: “Orban non è la soluzione. Orban è il problema, e come lui lo sono i tanti egoismi a ogni latitudine che non intendono condividere responsabilità ma solo scaricare sugli altri i problemi di questo tempo. L’Europa non offre ancora risposte forti a temi cruciali come l’immigrazione anche per colpa dell’Ungheria. Paese che non offre garanzie sull’immigrazione, ma che è cofinanziato per il 95% dall’Unione Europea.”
Un’alleanza che potrebbe avere anche un ulteriore scopo, anche e soprattutto a sfondo politico.
Non è un mistero, infatti, che questa nuova collaborazione apra scenari, finora, mai solcati, ma non per questo meno pronosticabili. Un altro tema dell’incontro, infatti, è stato proprio la permanenza di Fidesz, partito del premier ungherese, nel Partito Popolare Europeo. Partito che governa a Bruxelles, in stretta alleanza con il Partito Socialista Europeo. Un’alleanza in stile Germania, tanto per essere chiari.
Qui si gioca una partita chiave a livello europeo. Matteo Salvini e Viktor Orban hanno discusso della seria possibilità di allearsi per le prossime Elezioni Europee del 2019, in modo da porre un argine allo strapotere tedesco e francese dal punto di vista comunitario. Ma come fare per escludere e annientare due degli avversari politici più ostici degli ultimi anni? Secondo Salvini, la soluzione è molto semplice: l’esclusione dei poli centrali.
“Non mi permetto di chiedere a Viktor di lasciare il Partito Popolare Europeo. Stiamo lavorando ognuno nel proprio campo per un’alleanza per escludere i socialisti.” ha dichiarato Salvini.
E ciò che resta del centrodestra? Che fine farà? A questo punto, è Viktor Orban a dare una risposta non molto chiara: “Sono ungherese quindi leale. Anche per questo incontro di oggi ho chiesto il contributo del presidente Berlusconi perché noi nel parlamento europeo siamo con lui.”
Una posizione, per dirla tutta, ancora poco chiara, che apre nuovamente ad un sorprendente ingresso di Berlusconi nell’alleanza.
In tutta questa storia, c’è una terza componente che osserva del tutto interessata alla vicenda. Il Movimento 5 Stelle, infatti, ora come ora, è abbastanza indeciso dal punto di vista della politica estera. Nonostante le multiple parole di sostegno nei confronti di Matteo Salvini, il partito di Luigi Di Maio non ha ben digerito l’incontro che ha suggellato l’asse sovranista.
Se è vero che, da un lato, la voglia è quella di restare in Europa revisionando il Trattato di Dublino, dall’altro lato la prepotenza di Salvini potrebbe costringere il Movimento a tentare una mossa inattesa. Ovvero quella di aprire un triplice fronte: da un lato quello con gli USA, dall’altro quello con la Russia e dall’altro ancora quello con i paesi sovranisti.
Insomma, un Movimento che somiglia sempre più alla DC che fu, pronta a saltare sul carro del vincitore all’occorrenza, mantenendo aperti i canali anche con le altre realtà. Ovviamente, il compito potrebbe risultare molto difficile. Ma, pensandoci bene, è la stessa e identica cosa già realizzata nel post-Elezioni. Perché non ritentare?
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